
La scarpata è breve e ripida. Dietro di me c’è una striscia grigia, sembra un fiume, in realtà significa morte. Non si torna indietro.
Una catena di piccoli cespugli si arrampica sul terreno infido, sono stretti gli uni agli altri, hanno rami arcuati ed elastici, perfetti per chi ha bisogno di una scala naturale.
Tasto la tasca per sicurezza. La Gemma c’è ancora, bene.
A destra e sinistra nessuno, anche il fiume è immobile e grigio.
Prendo la rincorsa, allungo tutto il corpo e afferro uno di quei rami. Inizio ad arrampicarmi, i vecchi sandali slittano sul terreno, ma continuo a salire.
Attenzione, i Rettili sono vicini e potrebbero trovarmi, meglio non fare troppo rumore e rimanere al riparo.
Mi accoglie un basso tunnel di foglie e rami. Devo abbassarmi, le ginocchia sfregano tra sassi e terra, i pantaloni troppo corti non possono proteggere la pelle che si apre in una piccola ferita. Mi mordo il bordo della guancia.
Ci sono voci dietro di me, oltre la piccola cascata a gradoni.
Pancia a terra, striscio sotto la calotta verde.
Le guardie dei Rettili passano proprio sul bordo del fiume, vicinissime, ma io sono al sicuro in cima al greppo che protegge la sponda.
I Rettili si fermano, si guardano intorno, battono i bastoni per terra per la stizza.
Ce l’ho fatta, ora se ne andranno, io potrò consegnare la Pietra rossa alla nobile Irma e sarò il capo del mio popolo.
Ma c’è movimento in mezzo al Fiume Grigio. Una donna cammina su quella striscia di morte come se fosse immune al suo potere. E lo è in effetti.
La donna mette le mani sui fianchi e squadra i Rettili. “Dov’è, Tommaso, ragazzi? La cena si raffredda.”
Il capo delle guardie lascia cadere il bastone. “Non l’abbiamo visto.” Scappa via seguito dagli altri.
Che fifoni. Però è vero che la situazione si è fatta molto difficile, meglio fuggire.
Carponi tra i cespugli raggiungo la cima del greppo. C’è la siepe, mi infilo in un buco e spavento un gatto che fugge via.
Nel giardinetto superiore la signora Irma è seduta sulla panchina. È una vecchina sola, ha detto la mamma, le piace stare con noi bambini e darci ascolto mentre giochiamo.
Mi passo le mani sui pantaloni e sulle ginocchia per buttare giù la terra.
Estraggo dalla tasca la Gemma. Secondo me è un quarzo vero, anche se gli altri dicono di no.
“Ho vinto io.” Le porgo il trofeo.
Irma riceve la pietra con un cenno del capo. “Bravo, Tommy. Però ora dovresti proprio tornare a casa.”
Ha ragione. Mamma starà ancora esplorando il corsello, ma tra poco salirà le scale per arrivare quassù.
“Arrivederci.” Rimetto in tasca la pietra rosa e mi do un’altra manata sui pantaloni anche se non serve a nulla.
“Arrivederci, Tommy.” Irma sorride e stringe gli occhi, la sua faccia diventa come quella di una vecchia mela. “Domani sempre nel pianeta dei rettili?”
“Domani pirati. Ho vinto e decido io.”
“Amo i pirati!” Irma si alza e lenta lenta va verso il suo palazzo. Chissà se sa come si fa il nostromo.
La voce della mamma supera greppo, siepe e giardino. Devo correre.