
Henry Spencer si affacciò dalla porta dello studio. Fizzy era in sala d’aspetto con l’infermiera, appollaiato su uno sgabello troppo alto, le gambette che ciondolavano avanti e indietro.
«Dottor Spencer!» Il bambino sfoderò un sorrisone e saltò giù dallo sgabello.
Henry ricambiò il sorriso e si chinò in avanti per battere il cinque al suo piccolo paziente. Fizzy salutò con un cenno l’infermiera e si infilò nello studio. Ormai si comportava come a casa propria, d’altronde era la sua terza seduta in un mese. L’ultima.
Henry si chiuse la porta alle spalle. Fizzy si era già accomodato sulla poltrona e aveva sfoderato il braccio sinistro arrotolando la manica della camicia.
«Allora, Fizzy.» Henry si avvicinò alla poltrona e controllò per l’ennesima volta il contenuto della sacca per la flebo. «Questa dovrebbe essere la tua ultima visita.»
«Eh già.» Il bambino piegò il labbro verso il basso. La testa liscia sembrava luccicare sotto la luce gialla della lampada. «Ma, Dottor Spencer, potrò comunque passare a trovarla?»
Henry si lasciò sfuggire un risolino. «Potrai venirmi a trovare quando vorrai. Ma come amico, non come paziente.»
«Come amico, certo!» Fizzy si raddrizzò sulla poltrona, soddisfatto. Si morse le labbra mentre l’ago bucava la vena, ma non emise un lamento. «Ora mi verrà sonno?»
«Un poco.» Henry strinse le mani fra le sue. «Ma prima di dormire devi dirmi una cosa importante. Sei ancora appassionato di dinosauri?»
«Certo.»
«E vuoi ancora fare il paleontologo da grande?»
Fizzy sbatté due volte le palpebre. «S… sì.»
Henry sorrise e strinse le mani più forte. «Dormi allora. Quando ti sveglierai sarai guarito.»
E andò davvero così. Fizzy guarì completamente e riuscì a continuare gli studi con ottimi risultati. Mantenne la sua promessa e tornò a trovare il Dottor Spencer moltissime volte. Prima ogni settimana, poi in maniera più sporadica, ogni anno all’anniversario della sua guarigione. Finché gli impegni presero il sopravvento e il suo lavoro lo portò lontano. Perché, nel frattempo, era diventato paleontologo, uno tra i più giovani esperti del settore sulla faccia della Terra. Gli scavi lo portarono in giro per il mondo, ma non scordò mai di inviare una cartolina al suo amico Henry Spencer, fino a quando il vecchio dottore morì di vecchiaia. Non potè quindi assistere al più grande successo di Fizzy, la scoperta dei fossili appartenenti a una specie sconosciuta, che il paleontologo decise di intitolare a lui. Lo spencersaurus. E molti anni dopo, anche Fizzy se ne andò, circondato dall’amore dei suoi cari e dei suoi colleghi…
Henry Spencer staccò le mani da quelle del bambino e inspirò a pieni polmoni. Le esperienze di morte guidata erano un specie di apnea.
Per qualche secondo si sforzò di controllare i tremori, lasciando che le lacrime scendessero lungo le guance. Il corpicino di Fizzy era immobile sulla poltrona, sul viso era rimasto stampato un sorriso soddisfatto.
Henry si concentrò su quei lineamenti, sperando di conservarli nella memoria, ma già sapeva che presto sarebbero diventati un ricordo sfocato, in mezzo a centinaia di altri bambini a cui aveva regalato la morte accompagnata dall’illusione di una vita densa di soddisfazioni.
Una vita lunghissima vissuta in pochi istanti.
Suonò il campanello e l’infermiera accorse al richiamo.
«Com’è andata?»
«Come al solito.» Henry si strinse la testa fra le mani. «Fra quant’è la prossima visita?»
«Fra tre quarti d’ora. Hai il tempo per un caffè, mentre faccio ritirare il corpo.»
Henry annuì. «E chi è?»
«Una bambina nuova, per la visita conoscitiva. Ha un tumore allo stadio terminale.» L’infermiera sorrise. «Ti do una dritta, adora la danza.»
Henry chiuse gli occhi e iniziò a immaginare la prossima vita.