
Un nuovo inizio in questo racconto di Emiliano Maramonte, secondo classificato nella 12° Edizione di Minuti Contati con Enrico Pandiani come guest star.
Wael scagliò una pietra e rise. Lo sbirro la schivò e alzò il fucile. Il suo elmetto nero mandò riflessi abbaglianti nel sole cocente del pomeriggio. «Feccia palestinese» lo insultò, poi si incamminò nella sua direzione.
Wael si lanciò tra la folla di turisti della Via Dolorosa, stando bene attento a non farsi notare dagli altri poliziotti. Si guardò intorno, incontrando facce indifferenti di sconosciuti di ogni razza, ma di Ismael e Ayman nessuna traccia.
Si fermò vicino alla porta della cappella di Simone, alla Quinta Stazione, in attesa che una comitiva di inglesi o americani sgomberasse lo stretto passaggio, poi si allontanò. Sarebbe tornato da suo padre per riferirgli orgogliosamente del suo gesto coraggioso. E lo avrebbe detto anche ai suoi amici perché lo ammirassero e cominciassero a provare per lui vero rispetto.
Giunse nei pressi di un bivio, ed evitò l’assembramento davanti alle bancarelle dei bazar salendo una scalinata che conduceva verso il Santo Sepolcro. Dovette fermarsi a causa di un muro di corpi che si era formato sull’ultimo scalino. Piuttosto seccato, si girò per controllare la situazione alle sue spalle e scorse uno sbirro che si avvicinava. Impaurito, si intrufolò tra le gambe dei turisti e sbucò a qualche metro di distanza dall’ingresso del monastero copto.
La gente era inquieta, vociava concitata, pronunciava parole strane e indicava qualcosa o qualcuno oltre l’arco. Wael s’incuriosì e cerco di capire cosa stesse succedendo. In quel momento si sentì afferrare il collo da dietro. Strillò di spavento e iniziò a scalciare. «Lasciami, sbirro!» protestò, la voce che si perdeva in un suono acuto. Si dimenò ancora e ancora, poi riuscì ad assestare un calciò nelle parti basse del militare, il quale si piegò per la sorpresa e subito dopo reagì, facendo scattare il calcio del fucile sulla sua faccia.
D’un tratto comparvero dal nulla altri ragazzi, che con un balzò si avventarono sul poliziotto. Scoppiò una ressa paurosa. Nella mischia intervenne persino qualche turista, forse un europeo, quando accorsero i rinforzi per sedare l’improvvisa recrudescenza di disprezzo verso l’autorità. Ma la folla era attratta da qualcos’altro. «È lui!» esclamava qualcuno. Chiunque fosse presente nella via in quel momento fu colto dall’impulso di andare a vedere. Persino alcuni poliziotti abbandonarono le armi e s’incamminarono verso l’arco, verso il Santo Sepolcro.
Wael si rialzò. Lo zigomo gli bruciava da cani. Le lacrime gli inondavano gli occhi. Aveva iniziato a singhiozzare. Sofferente, fu portato via dalla corrente della fiumana di gente. Adesso c’era chi piangeva, chi si prostrava in preghiera, chi alzava le braccia al cielo per salmodiare commosse invocazioni all’Altissimo.
Riuscì a passare oltre la barriera formata da quegli uomini e quelle donne travolte da un’ignota emozione, e vide lo sconosciuto. Aveva lunghi capelli dorati e ondulati, la barba incolta, il viso severo, e indossava un saio consunto e stracciato in alcuni punti. Aveva le braccia larghe; parlava con voce limpida e possente. «Non avete capito!» esclamò, rabbioso.
«Sei tornato!» gridò in inglese qualcuno da lontano. «Nostro Signore, aiutaci!» implorò una donna nelle vicinanze.
Wael non credeva si suoi occhi. Suo padre gli aveva spiegato che un giorno il Messia sarebbe tornato, ma era vero? Era Lui?
«Avete scelto l’odio!» li accusò l’uomo. «Non avete capito i miei insegnamenti, o non avete voluto.» Wael avvertì dentro di sé un assurdo istinto: fu colto dal desiderio di avvicinarsi. Il brusio della folla crebbe e accompagnò ogni passo del ragazzo.
Lo sconosciuto lo fissò, in silenzio. Gli sorrise. Il sorriso più bello che Wael avesse mai visto. Gli tese la mano. Disse: «E ora di ricominciare. E tu verrai con me, ragazzo.»
Nubi nere e gonfie si addensarono sulla città. Cominciò a piovere.