
Trattengo il respiro.
Mia madre si sporge sul materasso e il letto cigola.
Tira gli angoli delle labbra in un sorrisetto e mi mette una mano sulla spalla. «Sara, tesoro. Questa cosa delle ragazze è una fase.»
Mantiene il sorriso falso come fosse una fotografia.
La nausea preme sulla bocca dello stomaco e il sudore mi appiccica i capelli alla pelle. Li odio, così lunghi.
Mi gratto un gomito. «Ci ho pensato tanto. Cioè, è dalla prima che mi sento così, se fosse una fase me ne sarei accorta.»
Mamma mi accarezza un fianco. «Finita la scuola passerà, vedrai.»
Stringo i denti e inspiro, le lacrime confondono mobili e pareti della camera in un caleidoscopio.
Annuisco a testa bassa. «Sì, forse hai ragione.»
Mia madre mi sistema una ciocca di capelli. «Vedi che bel taglio che hai adesso? Come piace a mamma. Anche quella era una fase, non pensarci più.»
Papà apre le finestre e la brezza mi rinfresca la nuca.
Marco si mette una fetta di torta salata nel piatto. «Ma quand’è che parti, Sara?»
«Il tre, poi torno il dodici.»
Mia madre alza lo sguardo e mi pianta gli occhi addosso. «Con i ragazzi di Cersiano, giusto?»
Il boccone mi impasta la bocca, deglutisco a fatica e il cuore accelera. «Sì, esatto.»
I formicolii e i sudori freddi mi percorrono la pelle come a ogni maledetta bugia.
«E Letizia.»
Mamma smette di masticare e si acciglia. «La tua amica, giusto?»
L’adrenalina mi monta nel petto, muovo la bocca a vuoto.
Inspiro. «Letizia è più di un’amica, fattene una ragione.»
Le guance di mia madre s’infiammano di porpora, cerca a tastoni il tovagliolo e si pulisce la bocca con lo sguardo perso sul piatto.
«E allora non ci vai.»
Mi alzo e la sedia stride sul pavimento. «Ma pago tutto io!»
«Perché ultimamente ti comporti così?»
Papà e Marco mi guardano e girano la testa verso mamma. Come sempre, sincronizzati per provare a farla ragionare.
Scuoto la testa. No, questa volta devo farlo io, da sola.
«Non lo so mamma, sarà una fase.»