
Una piccola fiammiferaia alternativa in questo racconto di Wladimiro Borchi, quinto classificato nella 122° Edizione di Minuti Contati con Stefano Paparozzi come guest star.
«Comprate i miei fiammiferi signori. Due scatole per una moneta di bronzo.»
Seduta su un gradino di marmo, i piedi in sottili ballerine infilate nella neve, la bambina alzava la flebile voce a ogni passaggio di gente, per attirarne l’attenzione.
Il vento graffiava la pelle del volto, delle braccia e delle ginocchia scoperte.
L’uomo le si avvicinò, lento, con in mano un cappello e un bastone dal pomello di cristallo.
«Quante scatole hai venduto, Carmilla?»
«Due soltanto, Sig. Padre! Ma la notte è lunga e fino a quando non le avrò finite tutte, non andrò a dormire.»
«Brava! Questa sì che è determinazione. Molto bene, dammi la moneta che hai guadagnato. Mi ci verranno almeno un paio di Cognac!»
L’elegante padre si allontanò fischiettando, lasciando la bambina al proprio lavoro.
«Comprate i miei fiammiferi signori. Due scatole per una moneta di bronzo.»
I piedi iniziavano a bruciare per il freddo e la piccola accese un primo fiammifero per riscaldarsi.
Vide allora una tavola imbandita, riscaldata dal tepore di un caminetto acceso.
Il sogno svanì svelto come era arrivato.
Fu subito il turno di una seconda piccola fiamma.
Stavolta la bimba vide la sua cameretta, nel tempo in cui ancora la giovane madre non l’aveva lasciata per via della tisi.
Il piccolo fuoco si spense, poco prima che la fanciulla potesse chiamare la mamma.
Determinata, proprio come aveva detto suo padre, la bambina tirò fuori dalla borsa un’intera scatola di fiammiferi, creando un modestissimo fuocherello.
Nella fiamma vide ancora una volta la mamma: giovane e bella, come prima che il morbo la consumasse.
«Mamma, perché mi hai lasciato sola.»
«Amore mio, è la morte che mi ha strappato a te. Ma non sei sola. Ti ho lasciata nelle mani amorevoli del tuo papà.»
«Amorevoli un corno! Mamma, io non ti voglio angustiare, adesso che sei nell’aldilà, ma quel figlio di una baldracca bielorussa mi affama, mi fa lavorare tutta la notte al gelo e si beve tutto quello che guadagno.»
La bimba sentì allora tanto freddo.
«Amore mio, vieni tra le mie braccia ce ne andremo assieme in un posto migliore.»
Il caldo abbraccio avvolse la piccola che chiuse gli occhi e si addormentò.
Il giorno seguente fu trovato il corpo. Giaceva riverso con il volto nella neve.
Sulla testa ancora il cappello congelato e il bastone, con il pomello di cristallo, conficcato a forza nella schiena.
In una casa poco distante la piccola fiammiferaia inzuppava pane imburrato dentro al tè caldo.
«Ti piace la colazione?»
«Sì, mamma, è deliziosa!»
«Ti spiace per papà?»
«Per il figlio di baldracca afgana? Ma scherzi!»
«Purtroppo: una vita per una vita! Questo è il massimo che mi hanno consentito lassù.» dice la donna indicando il cielo con sguardo dolce «Peccato non essere di nuovo una famiglia.»
La bimba stacca un bel morso di pane e mastica a bocca aperta.
«Per me siamo anche in troppi, ci sono i savoiardi?»