Figlio dell’Aurora

Consapevolezza e autodistruzione in questo racconto di Matteo Ferraro, finalista nella 115° Edizione di Minuti Contati con Ilaria Tuti come guest star.

 
Non ricordo l’ultima volta che ho guardato l’assoluto algido nero dello spazio.
Il tempo si frantuma.
Ho 2 anni, allungo le mie piccole braccia per afferrare l’accecante luce di Alhena. Mia sorella mi tiene al suo petto, ride, luminosa quanto la stella.
Lei è la regina Aurora.
Ho 313 anni. Una lacrima si cristallizza sul volto di mia sorella, mi sta guardando, ma i suoi occhi si sono spenti come si spense Lesath; sul suo seno risplende sangue gelido, il suo corpo si sgretola in polvere di ghiaccio.
Le fiamme hanno divorato Izar, il nostro vascello; si consumeranno presto anche loro.
Vedo l’ultima culla di salvataggio distruggersi. Il suo viaggio non aveva speranze.
Sono l’ultima del mio popolo . Una sopravvissuta morente, nell’assoluto algido nero dello spazio.
 
3 Giorni di Nair prima.
 
Izar si leva ferita, ma ancora maestosa dalla ceneri di questo luogo che gli umani chiamano Milano. Guardo la magnifica distruzione che lasciamo: la loro cattedrale brucia, le pietre crollano, i telamoni si inginocchiano sconfitti e le guglie cercano un ultimo respiro.
La regina Aurora mi prende la mano, posandola sul suo ventre, autoritaria, ma materna è la sua voce davanti a questo sterminato campo di guerra.
«Sentilo. Scalcia. Sente la vittoria, vuole guardare lo splendido genocidio della razza umana»
Gli dico che è impaziente, tanti i mondi devastati che non ha potuto vedere.
Si accarezza il ventre con dolcezza «Porterà morte, lo so, con una tale bellezza»
 
La guerra ci è costata parecchio. l’umanità è sterminata, ma anche il nostro popolo ha subito grosse perdite. La nostra Izar e Melker alzatasi da Bogotà, sono gli unici vascelli sopravvissuti.
Ci allontaniamo vittoriosi da questa terra che arde, avvolta da fumi, verso la prossima guerra. La storia del nostro popolo è questa danza.
 
2 Giorni di Nair prima.
 
Nessuna risposta arriva dal vascello di Melker. Rallentiamo per inviare un controllo.
 
1 Giorno di Nair prima.
 
Melker si avvicina sempre più a noi. Non c’è nessuno dei nostri dentro.
Gli ultimi uomini sopravvissuti hanno conquistato il vascello sulla terra.
Non c’è calma nel volto di Aurora, siamo stati traditi da qualcuno del nostro popolo: non avrebbero potuto prendere la nave.
Non abbiamo riparato le armi, la nostra potenza di fuoco è debole sugli scudi di Melker. Non riusciremo a riprendere velocità in tempo.
Melker si schianterà contro di noi.
Le navi di salvataggio sono fuori uso. Tranne una che può tenere in vita solo una persona.
«Sorella, uccidi il principe che porti in grembo»
Allora chiude la porta tra di noi, separandoci. La vedo attraverso il vetro.
Melker si schianta contro di noi.
Lei non mi guarda più. La lama incide la pelle del suo addome.
Le fiamme stanno per raggiungerci.
Il sangue la bagna, coprendone il seno, fino al collo. Lacera il suo utero.
Vedo il suo respiro fermarsi per qualche istante.
Lottano insieme, lei e quel piccolo corpicino rosso misto a blu che si dimena fra le sue mani.
Lo tiene al suo seno per un tempo che sembra infinito ma che è troppo poco, prima di chiuderlo nella culla di salvataggio e lanciarlo.
 
Oh, mia Regina.
 
Non posso lasciare che il nostro popolo viva ancora. Non posso sopportare altre guerre.
Mi stai guardando mentre muori, Aurora. Capisci cosa ho fatto.
Ti ho tradito.
E ora piangi, nello spazio profondo, per quello che sto per fare.
Il principe non arriverà lontano.