
Una buona azione al giorno toglie il Gran San Bernardo di torno… Primo classificato nella 121° Edizione di Minuti Contati con Danilo Arona come guest star, un racconto di Marco Travaglini.
Una donna sulla cinquantina, in ginocchio a bordo strada, con una tuta viola e un cartello: “Ho fame, aiutatemi”. Arianna, avvolta nella sua pelliccia di visone, si era fermata a osservarla. Probabilmente era italiana. Si commuoveva sempre quando vedeva sue connazionali ridotte in miseria. Si avvicinò. Il rumore di tacchi sul lastricato attrasse l’attenzione della povera donna che si voltò nella sua direzione, regalandole un sorriso. Arianna si bloccò: osservava i suoi capelli, una tinta, fatta da poco. Una donna che ha fame non si tinge i capelli.
Arianna guardò la donna con disprezzo e si voltò, riprendendo la sua passeggiata per il corso. Fece pochi passi e quasi cadde quando uno dei tacchi si incastrò nella fenditura di una grata. Si accucciò per liberare la scarpa.
«Buongiorno signora. Eh, un bel problema quella scarpa.»
Arianna alzò la testa e si ritrovò davanti un uomo vestito con un sacco di iuta: la faccia nera, sporca di fuliggine, il viso inclinato a destra. Con la mano sinistra teneva al guinzaglio un San Bernardo enorme, sarà stato due metri al garrese. La donna istintivamente fece per spostarsi indietro spaventata, ma con la scarpa ancora incastrata, inciampò e cadde gambe all’aria.
«Siamo qui per ripulire,» disse l’uomo, tendendole la mano per aiutarla a rialzarsi, «eh, lo sa com’è, siamo rimasti a corto di gravitoni, ogni volta che vi dividete noi dobbiamo riappiccicarli all’originale, un lavoraccio.»
Arianna si artigliò alla mano dell’uomo, senza staccare gli occhi di dosso dalla belva dietro di lui. Il San Bernardo giocava con il guinzaglio, tenendolo fermo con una delle sue enormi zampe, e di tanto in tanto roteava velocemente la testa, facendo volare fiumi di bava intorno a sé.
«Tenga lontano da me quella… cosa!»
«Ma chi, Berni? Eh, accipicchia, sarà un problema, lui va matto per voi duplicati.»
Arianna si alzò finalmente in piedi. «Duplicati? Ma che fesserie va dicendo?»
«Eh, insomma, dobbiamo sbrigarci. E come posso spiegarle? La vede quella signora là?» disse indicando nella direzione da cui era venuta.
Arianna si girò e rimase pietrificata: una donna avvolta in una pelliccia di visone, stava allungando una banconota verso la signora con la tuta viola.
Gocce di bava iniziarono a colarle sopra la testa. «Mi dispiace eh, signora, vedrà che la inghiottirà al volo. Bernie quando hai finito, lascia il ricordino lì, vicino alla grata.»
«Grazie signora mia, grazie! Che Dio la benedica!»
Arianna sorrise alla signora e tornò a camminare per il viale. Si sentiva bene quando decideva di fare una buona azione, si sentiva leggera. Con un saltello evitò di mettere i tacchi sopra una grata di un tombino, ma sentì il suo piede atterrare su qualcosa di morbido e scivoloso. La puzza della merda di cane le fece ripiombare addosso tutta la pesantezza della quotidianità, mentre malediva lo sciagurato padrone.