Il suggerimento

Finalista nella Livio Gambarini Edition, 146° All Time, un racconto di Eleonora Rossetti.

 
Il mio calvario è iniziato con la nomina a caposettore.
I tempi delle chiacchiere coi colleghi alla macchinetta del caffè sono finiti. Si sono tutti tramutati in copie malriuscite di Perseo che rifugge lo sguardo della Medusa. Credono che non li senta, quando mormorano alle mie spalle? Ormai sono diventato più abile dei sordomuti a leggere il labiale.
Perché fanno così? Non ho leccato il culo a nessuno. Voglio solo fare bene il mio lavoro.
Ho persino installato una cassetta dei suggerimenti accanto alla porta dell’ufficio. Ogni sera la ritrovo piena di bigliettini poco edificanti. “Strozzati” “Almeno la moglie del capo scopa bene?” “Sfigato” “Mangiamerda” per citarne alcuni. Ogni insulto mi logora lo stomaco, ma non riesco ad arrabbiarmi. Che volete, sono fatto così, cerco sempre il lato positivo, anche quando è arduo trovarne uno. Forse è per questo che mi hanno promosso.
Stasera, però, incappo in un foglietto diverso da tutti gli altri.
“Vai all’Inferno!”
Uno come tanti, al primo impatto. Guardando meglio, però, mi accorgo che la parola “Inferno” è scritta con la “I” maiuscola, ben evidente anche in stampatello.
Capisco in un lampo. Non è un insulto. È un suggerimento. Il primo mai dato in tutta la mia rampante carriera. E che Dio mi fulmini in questo momento, non deluderò chiunque l’abbia scritto.
All’Inferno. Già, ma come? Forse il guaio non è neanche andarci, il problema è tornare indietro, che cazzo. Qui ci vuole della formazione. E straordinari siano!
Mi tuffo a pesce nel web, chiudendomi nella penombra dell’ufficio mentre gli ultimi addetti alle pulizie se la squagliano in silenzio. Non mi curo di cancellare la cronologia: è la prova della mia dedizione all’incarico. Passo al setaccio ogni sito e blog sull’argomento, annotando disegni di pentacoli e dettagli di squartamenti, fino a farmi bruciare gli occhi e squagliare le viscere dal ribrezzo.
A pochi minuti dalla mezzanotte, dopo un’assidua ricerca, ho il rituale vincitore.
Mi piazzo nell’open space con un pennarello in una mano, il foglietto del suggerimento nell’altra. Traccio un cerchio sulle piastrelle con alcuni simboli contorti, alzo il biglietto, inspiro a fondo. Sono deciso fino al midollo, so che all’Inferno troverò la risposta che cerco.
«Desiderio, desiderio, per un attimo sia vero e poi torno com’ero!»
Silenzio. Di colpo mi sento stupido. Avrò preso una cantonata colossale? Ne girano di stronzate, in rete. Ma perché la luce tremola? Ehi! Chi ha staccato la…
 
Cazzo, che caldo!
Mi pizzicano gli occhi, come se stessi fissando braci ardenti da ore. Il vento mi scotta la pelle, scuoia le labbra.
Il biglietto! Lo stringo nel palmo, sento il crepitare della carta. Il mio tramite.
Lampi rossastri disegnano l’aspro orizzonte. Mi sento librare nel nulla. Mi sto avvicinando, lo sento nelle ossa, sempre che le abbia ancora.
Ci sono! Ci sono quasi! Allora ha funzionato! Ha…
 
«PORCO ANGELO BENEDETTO! LE PORTE DEVONO RIMANERE CHIUSE!»
 
Quella voce mi risuona fino al cervello. Calore puro. Il biglietto diventa cenere, mi sento sputare come un chewing-gum. Cado…
 
***
 
Ah, che goduria!
Mi dondolo sulla poltrona qualche istante ancora, euforico. Ho davanti i grafici di rendimento del mio settore, che in questi ultimi due mesi è finalmente decollato. Mi spetterà un premio produzione e magari un nuovo scatto. Magnifico!
Ma non è tempo di adagiarsi sugli allori, è ora del consueto giro.
Esco dall’ufficio e assaporo l’amato silenzio. Ho rimpiazzato l’open space con una serie di loculi senza intercomunicazione. Le porte sono controllate da una chiusura automatica, di cui solo io ho il telecomando. Nessuno esce se non per espletare i bisogni. A turni. Su richiesta al sottoscritto, anticipata di almeno dieci minuti.
I mormorii sono cessati, le malelingue nei bagni pure. Il mio stomaco e il mio umore ringraziano.
Tornando indietro, guardo la mensola dove una volta stava la scatola dei suggerimenti. L’ho rimossa la mattina dopo il mio “viaggio”. Tanto a che serve, ormai? L’ufficio va a gonfie vele. Sapevo che avrei trovato la soluzione, all’Inferno!
A proposito. Chi avrà scritto quel biglietto? Devo trovarlo e proporlo impiegato dell’anno. Chissà se ai piani alti accetteranno un suggerimento.