Il Tredicesimo Arcano

«Non lo so, Alfonzo, non sono convinto di volerlo fare.»
«Suvvia, Capitano. Un po’ di distrazione non le farà male.»
Il Capitano si asciuga la fronte e sospira. Alfonzo si accorge che sta seguendo i movimenti delle sue mani e accelera i movimenti. Le carte danzano tra le sue dita e l’espressione corrucciata e stanca del suo superiore si schiarisce. Con gesto sapiente, spacca il mazzo, lo riunisce e poi lo poggia delicatamente sul tavolo, esattamente a metà strada tra di loro.
-«Scelga una carta.»
L’uomo allunga la mano, ma la ferma a mezz’aria.
«Alfonzo, la Bibbia lo dice chiaramente: provare a leggere il futuro è peccato» storce la bocca «Forse… forse non è una buona idea.»
Il giovane ride.
«E con ciò? Domani andrà a confessarsi da Don Ferrante e sarà tutto pulito. Nel frattempo, perché non approfittarne?» strizza l’occhio. «Sul mare, sapere in anticipo cosa succederà domani torna sempre utile…»
Il Capitano osserva il mazzo per qualche istante, mordendosi il labbro. Alla fine, afferra la carta in cima e la avvicina a sé, trascinandola come se pesasse una tonnellata. La gira.
Alfonzo vede l’uomo impallidire e i suoi occhi spalancarsi in modo allucinato. Abbassando lo sguardo, vede sulla carta il disegno di una figura scheletrica a cavallo. Nelle mani stringe un arco già incoccato, mentre sotto di essa si vedono figure di uomini e donne agonizzanti, crivellati da innumerevoli frecce.
«La Morte…» sussurra il Capitano «è questo che ci aspetta, Alfonzo? Vi ho trascinati a morire in queste acque maledette?
Alfonzo gli afferra la mano e lo obbliga a guardarlo. Si curva sul tavolino affinché il suo volto emerga dalle ombre lasciate dalla lanterna.
«La gente fraintende il significato di questa carta, Capitano, ma lei non deve averne paura. Guardi bene: lei l’ha chiamata “La Morte”, ma è davvero questo il suo nome?
L’uomo torna ad osservare la carta.
«Non… non ha nome!» dice, la voce sempre meno tremante e più venata di stupore. «Sul bordo c’è solo il numero XIII.»
«Esatto: questa carta non simboleggia la morte… non per forza, almeno.»
«E cosa dovrebbe significare?»
«Il cambiamento» gli risponde Alfonzo, sfiorando il quadretto di carta. «Il tredicesimo arcano simboleggia la fine di un ciclo e l’inizio di uno nuovo. Il passaggio tra ciò che è stato e ciò che si appresta ad essere.»
Il Capitano si gratta il mento, poi scuote il capo.
«Non ho capito: ma è un cambiamento buono o un cambiamento cattivo?»
«Né l’uno, né l’altro: nessun cambiamento è positivo o negativo di per sé.»
Alfonzo appoggia un dito sulla carta e comincia a farla girare lentamente.
«Un bambino che nasce, un vecchio muore. Per ogni famiglia che si arricchisce, un’altra sprofonda nell’oblio. Persino i regni sorgono sulle ceneri di coloro che li hanno preceduti. Nel cambiamento non c’è bene o male: c’è solo chi ne riceve gloria e chi ne viene travolto» smette di girare la carta. Osserva intensamente l’uomo davanti a lui. «E lei, Capitano, da che parte sarà? Affonderà nel vecchio mondo o vedrà la luce del nuovo?»
Il Capitano non fa in tempo a rispondere. La porta della cabina viene spalancata e alcuni marinai entrano trafelati.
«Capitano Colombo, arrivano notizie dalla Pinta!» esclama uno di loro, con le lacrime agli occhi. «Le vedette hanno finalmente visto terra!»