
Un destino dal quale è impossibile sottrarsi. Sesto classificato nella 119° Edizione di Minuti Contati, un racconto di Diego Martelli.
Si vide allo specchio, a casa, e si spaventò. Dov’erano la strada e la macchina? Ricordava lo stridere delle gomme, il dolore che spariva nel freddo. Confuso, guardò l’orologio. Erano le sette, doveva andare in ufficio. Salutò sua moglie, uscì. Non voleva spaventarla. Forse doveva solo schiarirsi le idee.
Il caffé disgustoso della macchinetta gliele schiarì. Lui era morto! Investito per strada. Era accaduto davvero! Si alzò dalla scrivania, corse in bagno. Si tolse la cintura, la appese a un tubo alto, salì sul water. Infilò la testa. Si lasciò cadere.
Si vide allo specchio. A casa. Nessun segno intorno a collo. Soffocò un singhiozzo. Dalla camera, sua moglie domandò se andava tutto bene. Si lavò la faccia. La salutò, uscì di casa. Ancora.
Non sopportava più lei, né il suo lavoro, né i frustranti giorni sempre uguali. Per questo si era buttato sotto la macchina! Doveva… solo…
Corse fino al ponte, scavalcò la protezione. Il volo gli parve brevissimo.
Si vide allo specchio. A casa. La odiava, quella casa! Si sentì soffocare. Gridò! «…VOGLIO SOLO ANDARE ALL’INFERNO! VOGLIO SOLO MORIRE!»
Sulla porta del bagno c’era sua moglie. Beveva tranquilla una tazza di tè. «Sei già all’inferno, caro. Cosa ti aspettavi? Forconi?» disse lei, piatta. Aveva negli occhi un certo triste divertimento e l’oscurità di lavori sbagliati, occasioni perdute, tradimenti scoperti e figli mai nati. Prese un altro sorso dalla tazza.
«Benvenuto. Quando torni, passa a prendere il latte.»