
«Vedo.» Dice il Rosso.
Dimezza una delle sue pile pericolanti e lancia una manciata di fiches al centro. Socchiude l’occhio destro invaso dal fumo del sigaro e fissa il tizio seduto dopo di lui.
«Non è la mia serata.» Il Baffone si tocca lo stetson impolverato, «Lascio spazio ai giovani.»
Si allontana barcollando col bicchiere pieno di whisky scuro.
È il mio turno. Ho un Dieci e un Asso. Se esce una Donna faccio scala. «Rilancio.»
«Sicuro ragazzino? Siamo abituati a fare sul serio da queste parti.» Il tizio alla mia sinistra puzza più del mio cavallo, coi pochi denti che si ritrova biascica le parole.
«Ho detto rilancio.»
Mi agito sulla sedia e il mio revolver urta contro il piede del tavolo. Lo Sdentato lo guarda, poi mi scruta con occhi annacquati.
Con gli spiccioli che mi sono rimasti non mi pago neanche la cena, figuriamoci la stanza.
Il mazziere gira la quinta carta.
Merda, è un asso.
Il Rosso se la ride e il vecchio gli fa l’occhiolino: stanno cercando di fottermi?
«All in.» Non posso tirarmi indietro ora.
«Ragazzo, non sai bluffare.» Lo Sdentato spinge tutte le sue fiches col braccio, imitato dal Rosso. «Giocavo a poker quando ancora tua madre non sanguinava. Non hai niente.»
Rivelano la mano: Coppia di Re per il Rosso, tris di Sette per lo Sdentato.
Stringo i pugni finché non mi fanno male, io voglio vincere!
Lo sparo rimbomba nel saloon.
Il Rosso schizza in piedi. Lo Sdentato è riverso a terra con un buco in testa. Il mio revolver fuma.
«Coppia d’Assi batte coppia di Re. Ho vinto.»