La catena alimentare

Un principe e il suo destino in questo racconto di Andrea Partiti, quinto classificato nella 123° Edizione di Minuti Contati con il team di Fantascientificast come guest star.

 
Il principe cavalcava senza meta nella campagna.
Fermò il cavallo, allungò una mano e un’upupa si posò sul suo polso.
«Dimmi upupa, dov’è il mio destino, dov’è la principessa che mi attende?»
«Mio principe, cavalca sempre dritto, supera le colline di cristallo, perché in quella direzione ha cavalcato la principessa.»
Il principe cavalcò nella direzione indicata dall’upupa, superò le colline di cristallo che ferirono gli zoccoli del cavallo costringendo il principe ad abbandonarlo a morire. Le alture finirono e si sciolsero in una grande prateria.
Allungò una mano e una farfalle venne a posarsi sul palmo.
«Dimmi farfalla, dov’è il mio destino, dov’è la principessa che mi attende?»
«Mio principe, cammina sempre dritto, supera i piani dell’oblio, perché in quella direzione è corsa la principessa.»
Senza indugiare il principe si liberò dell’armatura che lo appesantiva, tenne solo un elmo sulla testa, la spada legata in vita e una borraccia d’acqua. Poi prese a correre in mezzo all’erba nella direzione indicata dalla farfalla.
I pollini lo stordivano, l’erba alta rendeva arduo orientarsi, ma il principe fendeva la vegetazione con la spada, osservava il sole e procedeva dritto come se fosse allo scoperto.
Arrivò a una larga spiaggia.
Il principe mise una mano in acqua e un pesce vi saltò dentro. Il principe lo sollevò e gli chiese: «Dimmi pesce, dov’è il mio destino, dov’è la principessa che mi attende?»
«Mio principe, attraversa questo mare di sale e salsedine, segui la luce del grande faro sulla costa. Lì, nella sala più alta, si è nascosta la principessa.»
Il principe rimise il pesce in acqua, camminò sulla riva del mare fino a un villaggio di pescatori. Mossi a compassione per la sua missione gli donarono una barca che accettò con gratitudine, lasciando in cambio la sua spada.
Salito sulla barca, prese a remare nella direzione indicata dal pesce.
Il mare era denso e salato, gli spruzzi lo colpivano, ma il principe non si perse d’animo. Il sole caldo solidificava cristalli di sale che gli spaccavano la pelle e bruciavano. I calli sulle mani sanguinavano per il remare, ma il principe non rallentò.
Vide la luce del faro e puntò deciso in quella direzione. Manovrò attorno a scogli, secche e gorghi per avvicinarsi, ma la barchetta andò in frantumi costringendolo a finire a nuoto.
Arrivò stremato alla base del faro, ma la vicinanza alla meta gli diede nuove forze.
«Principessa, principessa!» chiamò forte. «Sono arrivato, vengo a salvarvi!»
La luce del faro roteava potente, ma il principe vedeva una finestrella più piccola in cui ardeva un piccolo lume appena visibile quando il fascio della lanterna era rivolto dal lato opposto.
In quella finestrella il principe vide muoversi delle ombre, qualcosa affacciarsi e alla fine una lunga treccia dorata cadere verso terra.
Il principe prese la treccia, ne saggiò la solidità stupito della forza della principessa che non cedeva neanche di una spanna
«Sto salendo!» disse, per prepararla. Poi prese ad arrampicarsi, un passo alla volta.
Arrivato all’ampia finestra, si aggrappò al davanzale ornato entrando con una piroetta. La treccia continuava fino all’angolo opposto della stanza.
“Ma certo,” si disse, “l’ha legata a qualcosa, ora tutto ha senso!”
Il principe si avvicinò col cuore in gola all’angolo in ombra, per presentarsi finalmente alla principessa.
«Mia principessa…» iniziò. Ma qualcosa di caldo e umido gli colò sulla testa, tra i capelli, sul viso.
Alzò lo sguardo verso un soffitto roseo e umido.
Si voltò verso l’ampia finestra, notando solo allora le decorazioni, piccoli denti storti e irregolari che si serravano.
Il soffitto si abbassava, le pareti si stringevano. La treccia si ritrasse verso l’angolo riavvolgendosi a gran velocità e colpendo il principe con una frustata, facendolo cadere a terra stordito.
Il faro masticò un attimo, poi la finestra si riaprì assumendo la conformazione precedente.
Un elmo cadde verso il basso, rimbalzando tra le rocce un paio di volte prima di cadere fra gli scogli, su un mucchio di elmi arrugginiti.
La lanterna riprese a ruotare, in attesa della preda successiva.