La festa della bestia

Nel salone nessuno fiatava, tutti gli occhi dei contadini erano puntati su Belle, seduta sul trono
con il massiccio corpo avvolto in un vestito di seta e la corona appoggiata sulla testa di cinghiale.
La signora del castello sbatté la zampa ungulata su un bracciolo di pietra.
“Victor, ho fame!” la voce roca rimbombò fra le mura illuminate dalle torce.
Il portone si schiuse e il consorte, smilzo e curvo sotto il pesante mantello, raggiunse il trono a passo incerto.
“Hai.. hai visto amore, quanta gente che è venuta alla tua festa?
“Sta zitto! So bene che sono venuti solo per ingozzarsi, quindi finiamola alla svelta!
“M-ma c’è una sorpresa quest’anno. Un bardo il migliore si dice…”
“Bardi? Che me ne faccio di uno strimpellatore da quattro soldi?”
“Ma amore, è famoso in tutta la capitale…”
Belle fiutò l’aria con il naso spugnoso “Dalla capitale eh?”. Grugnì e apostrofò il marito con voce grattante
“Ti avverto… se dice una parola sul mio aspetto vi impicco tutti e due ai cancelli della Rocca… fatelo entrare!”
Un servitore scattò e poco dopo riapparve affiancato da un uomo con una calzamaglia rattoppata,
una giubba gialla e il liuto appoggiato alla spalla.
Il cantastorie si portò al centro della sala, fece un inchino così profondo che per poco non toccò il tappeto rosso con la fronte.
“Il mio nome è Volo, signora della Rocca, onorato di trovarmi innanzi a te”
Belle si voltò verso il consorte “E questo pezzente sarebbe il migliore cantastorie del regno?”
Volo si tirò su di scatto “Non fatevi ingannare da questi stracci che porto indosso! Del resto Voi, mia signora, dovreste sapere meglio di altri che l’aspetto non è importante!”
Victor rimase impietrito sullo scranno e un brusio si sparse nella sala.
Belle grugnì “Che cosa hai detto?” la sua voce, un brontolio sordo.
Il bardo si schiarì la gola e pizzicò le corde del liuto “Nient’altro che un assaggio di quanto sto per raccontarvi, mia dama, sono sicuro che vi incanterà!”
Belle lo guardò con aria truce poi parlò con voce roca trattenendo la furia “Sarà meglio per te…se non vuoi finire in pasto ai cani”
Volo sfoggiò un sorriso e arpeggiò le corde del liuto.
Cantò di un principe, fiero e bellissimo condottiero di un regno lontano, le cui abilità in guerra erano superate solo dalla sua superbia.
Vittorioso contro i barbari del nord diede il più grande banchetto che il regno avesse mai ricordato e i capi dei clan, da settimane senza cibo, furono costretti a assistere alla festa come prigionieri.
La notte vennero giustiziati uno per uno finché l’ultimo scagliò una maledizione che, giorno dopo giorno, trasformava il bellissimo principe in una bestia terribile.
Fu costretto a indossare una maschera ma anche così i sudditi lo evitavano, così come i suoi parenti e gli altri nobili del regno, ma non la sua sposa.
L’istinto della bestia lo condusse verso la pazzia ma la sua sposa gli restò accanto fino alla fine, anche quando di lui non rimase altro che un demone incapace di riconoscerla.
Volo terminò l’esibizione, con un dolce accordo di liuto e qualche applauso incerto si levò dai lati del salone.
Victor guardò di nuovo Belle, le luccicavano gli occhi.
Lei se ne accorse, si riscosse con un grugnito e berciò “Molto bene! Bravo, bravo!”
La tensione nella sala si dileguò, fischi e applausi si levarono dalla folla di contadini.
Belle scese dal trono diretta verso la tavola e Victor le si avvicinò “Vuoi… vuoi che mi sieda accanto a te stasera?”
“Non se ne parla!” indicò Volo con la zampa ungulata “Tu! Mettiti lì Voglio altre canzoni!”
Victor la seguì “Ma… è il tuo compleanno amore e ci terrei molto…”
“Ho detto no! E basta piagnucolare!”
Belle prese una coppa di vino e la trangugiò d’un fiato “Bah! Avrei dovuto sposare un principe, fiero come quello della storia!” poi attaccò con lo stufato.
Victor, dall’altra parte della tavola, la guardò per tutta la sera abbuffarsi d’ogni ben di Dio, bere fiumi di vino e ridere alle battute di Volo.
La guardò sorridendo, era proprio una bella festa di compleanno.