La noia

L’orrore dove meno te lo aspetti in questo racconto di Stefano Pastor, terzo classificato nella 126° Edizione del contest principale di Minuti Contati con Sara Bilotti come guest star, scritto sul tema “La finestra sul cortile”.

 
Nel cortile c’era solo un vecchio, il signor Aldo. La donna lo conosceva bene, abitava nel palazzo di fronte.
«Ok, puoi andare», disse alla figlia. «Però non allontanarti, ricorda che ti tengo d’occhio».
Non capiva che gusto ci fosse a scendere in cortile, tanto non c’era nessuno con cui giocare.
Patty agitò una mano e uscì di casa. Con quell’impermeabile porpora sembrava proprio Cappuccetto Rosso.
Affacciata alla finestra la vide bighellonare. Si stufò presto e tornò a guardare la tv.
La bambina si fermò davanti alla panchina. Il vecchio le sorrise. «Ciao Patty, come stai?».
Lei si sedette al suo fianco. «Le piacciono i bambini?», gli chiese.
Il vecchio sorrise. «Sì certo, i bambini. Mi piacciono molto».
«Le bambine. Bambine come me».
«Sì, certo, mi piacciono molto anche le bambine».
«Ci avrei scommesso», disse lei angelica. «Le piace accarezzarle?».
Il vecchio aggrottò la fronte. «Non capisco».
«Le piacerebbe accarezzarmi? Mi metta una mano sul ginocchio, mi accarezzi».
L’uomo impallidì. «Non so cosa stai pensando, ma io non ho mai… assolutamente no».
«Lo faccia adesso, allora».
Si agitò. «Sei strana, Patty. È parecchio che me ne sono accorto. Ma non avrei mai pensato…».
Lo interruppe. «Lo faccia. Subito! Altrimenti mi metterò a urlare. Dirò alla mamma che ha cercato di toccarmi la patatina».
Inorridì. «Come possono venirti certe idee?».
«Lo faccia. Mi accarezzi e basta».
L’uomo non si mosse.
«Lei non vuole che tutto il quartiere la consideri un pervertito, vero?».
«Non lo sono!».
«Questo sarò io a deciderlo».
«Perché lo stai facendo a me?».
Aveva occhi da cerbiatta, quella donnina in miniatura. «Mi annoio».
«E questo ti diverte?».
Rise. «Moltissimo. Lo faccia, si sbrighi».
Il vecchio crollò. Posò una mano rugosa sul ginocchio della bambina e lo accarezzò piano.
«Ti piacciono queste cose?», chiese.
«A lei piacciono?».
«No».
«Mi baci, adesso. Sulla guancia, prima, poi in fronte».
«Mai».
«Una cosa innocente, non lo noterà nessuno».
«Sei un mostro!».
«Una ragione in più per farlo».
Capitolò e fece ciò che gli era stato chiesto. «Sei contenta adesso?».
«Sulle labbra, ora. Un vero bacio».
«Non succederà mai!».
«E io la distruggerò».
«Perché?».
«Non è così terribile, lo faccia».
Si guardò intorno, ma non c’era nessuno. Neppure alla finestra. Si chinò verso di lei cercando di nascondere ciò che stava facendo.
Patty non si lamentò. Restò passiva.
Il vecchio aveva un colorito grigiastro e il cuore gli batteva all’impazzata. «Sei contenta adesso?».
«Ora mi metta una mano dentro le mutandine».
«Mai!».
«Lo faccia o mi metterò a urlare».
«Perché?», si lamentò il vecchio. Però allungò la mano, tremante.
«Sì, così, più a fondo».
Il vecchio sussultò. «Sto male». Era il cuore. Non voleva andarsene così, in quell’oscena situazione. «Basta, ti prego!».
«Mi accarezzi anche lì».
«Sto male! Hai capito?».
«Lo faccia, continui».
«Sto davvero male».
«Si vede. Sembra che stia avendo un infarto».
Era così, se ne rese conto pure lui. «Perché?», chiese ancora.
La mano si afflosciò, e pure l’intero corpo. Non aveva più forze, chiuse gli occhi.
Patty si rialzò, Prese il giornale del vecchio e se ne servì per coprirgli il volto. L’uomo stava rantolando.
«Come sei noioso! Te l’ho detto, mi stavo annoiando!». Sospirò. «Anche se eri malato potevi durare un po’ di più».
Poi, saltellando, si avviò verso casa.
Il vecchio sulla panchina cessò di muoversi.