
Sono alla scrivania a lavorare al prologo del mio primo romanzo. Come attacco non è bellissimo, per carità, ma fa quello che deve. Il punto di vista si comprende subito, l’ambientazione e il contesto sono chiari e si riesce anche a estrarre qualche informazione preliminare sul personaggio, che poi sarei io. Accettabile.
Ora espando il contesto, senza strafare. Potrei descrivere qualcosa sullo schermo, ma sarebbe un po’ inutile, ormai tutti si sono già immaginati il pc. Do invece un sorso alla birretta e poi l’appoggio accanto al Manuale di Scrittura, per tono e costruzione dei valori.
D’accordo, lo ammetto, il realtà avevo sete. Il pidivvì non deve nascondere informazioni al lettore, devo essere rigoroso o non riuscirò a coronare il sogno di completare il romanzo.
Un pipistrello entra dalla finestra e plana sulla scrivania. «Attento, stai andando verso il blocco dello scrittore!»
Va bene che era il momento in cui doveva esserci la svolta, ma 1) così è ridicolo e 2) è completamente a caso. Come posso lavorare in queste condizioni? Guarda lì, nella distrazione mi sono scappati anche dei numeri nella prosa.
«Ascoltami, o punto di vista, finché puoi!» Il pipistrello spalanca le alette nere. «Ti stai concentrando sulla tecnica (che non è neanche granché), ma devi pensare anche alla storia.»
Non un gran— ma come osa! «Bada ai tuoi affari, non accetto lezioni da un topo volante.»
«E allora perché mi hai creato?»
Ma cosa vuole da me? Pensa qui, pensa là. Ne ho le scatole piene di pensare, di riflettere, di impegnarmi. È il momento di liberarmi dalle catene e spiccare il volo. Osserva, topastro.
I fumetti schizzano via dalla libreria e si trasformano in un drago. «Esaudirò un tuo desiderio, qualunque esso sia. Ti ascolto.»
Il pipistrello balza sulla tastiera. «Un drago che esaudisce desideri? E saresti un creativo?»
Rido. Non importa se questa idea è derivativa e la descrizione è sciatta, conta il risultato.
«O Drago, ecco la mia richiesta» alzo le braccia al soffitto «trasformami in uno scrittore libero. Dallo studio, dall’elaborazione, dal pensiero!»
La voce carvernosa del drago fa tremare le pareti. «Nulla di più semplice.»
Una luce calda mi investe, è così rassicurante. Finalmente sarò uno scrittore, bisogna festeggiare. Allungo la mano tra le scintille dorate. Che strano, la birra è diventata una tisana allo zenzero. La luce è più intensa. Fa caldo, troppo caldo. Al posto della felpa ho un maglione con le toppe sui gomiti. Che succede? Mi manca il respiro. Porto le mani alla gola e mi si impigliano in un foulard beige. No, non è questo che volevo! La luce mi acceca. Nooo!
Aprii il mio fiammante Mak Book Prok Ultra per concludere l’ultimo capitolo del mio romanzo. Una bevuta alla tisana, le note pungenti dello zenzero mi pizzicarono la lingua. Un manoscritto struggente, introspettivo ed intimista. Una boccata alla mia sigaretta elettronica, i vapori dello sbuffo disegnarono paesaggi onirici. Il futuro Premio Cultura, pensai.