La topaia del signor Benjamin

E voi? Volete provare a entrare in quella topaia del signor Benjamin? Finalista nella 117° Edizione con il collettivo VALERY ESPERIAN come guest star, un racconto di Emiliano Maramonte.

 
C’è un posto bizzarro in quella casa in fondo alla strada, la conosci? È la topaia in cui abita il vecchio signor Benjamin. Vieni con me, muoio dalla voglia di vederlo. So che è una cazzata, ma voglio farlo lo stesso, almeno non è la solita, pallosissima serata al pub. Aspetta, accendo la torcia. A quest’ora il signor Benjamin starà dormendo. Mi hanno detto che c’è una finestra scardinata che si può aprire con facilità. Si dice che ci sia una stanza nascosta dove chi entra può avere visioni incredibili. Si vocifera che il vecchio sia un mago, un negromante o un ex incantatore di serpenti del circo. O più semplicemente un povero pazzo pericoloso. Eppure molti provano a entrarci, per sfida. Il più delle volte gruppi di teppistelli vengono allontanati da lui in malo modo, altre volte, invece, qualcuno riesce a violare la tranquillità della sua dimora, uscendone cambiato. Andiamo, proviamo dal retro. Non avere paura.
Ho trovato qualcosa. Sembra la finestra rotta. Ora spingo… Diamine, allora è vero! Si apre! Tienimi la torcia. Scavalco. Sant’Iddio che tanfo! Forza, salta. Guarda qui, che lerciume. Cazzo, c’è anche un topo morto. E cibo putrefatto. Dai, spicciamoci. Mi hanno detto che la stanza segreta è una specie di bugigattolo con una porticina. Riesci a vederla? Non c’è niente qua. Niente. Forse ci hanno preso per il culo. Però… Là scorgo qualcosa, vicino a quel divano lurido e squarciato. Una porticina nera! Bravo! Pensi che è quello che cerchiamo? Lo spero. Hai sentito? Mi è sembrato uno scricchiolio. Forse sono i topi o chissà che altra bestiaccia schifosa. Coraggio, avvicinati, non fare rumore. Ehi, c’è un pomello. È come la tana del bianconiglio. Tu ne che dici? Io apro. Ma è un cunicolo! Cosa? Soffri di claustrofobia? Non c’è niente qui dentro. È completamente vuoto e puzza di fogna. Provo a entrare, tu resta fuori, non sia mai che il signor Benjamin venga a rovinarci la festa. Qui è tutto nero, fottutamente nero come la pece. Un momento, la porta si sta chiudendo. Aiuto! Non respiro! Manca l’aria. La stramaledetta torcia, non si accende più! E laggiù… un lucore. All’improvviso lo spazio angusto sembra espandersi, pulsando come un organismo vivente. È colmo di lucciole, puntini luminosi e c’è… un uomo. Non ci posso credere, è imprigionato qui dentro. Che io sia dannato, ora lo riconosco! Sono io! È più vecchio di me, ha la pelle grigia, ed è abbruttito e triste. Piange. Piango anch’io, non so perché, poi capisco che lui, come me, ha un’esistenza vuota. Ha tutto ma non ha niente. Quella stanza malefica mi sta mostrando chi sono davvero. E infierisce materializzando davanti ai miei occhi un destino terrificante: un’agonia tra le lamiere di una Porsche, la mia Porsche. Ora basta, devo uscire. Prendo a calci la porticina. Dopo pochi secondi si spalanca. Grazie per averla aperta! Me la sono fatta sotto, amico mio. Quel cunicolo è spaventoso, è diabolico. E adesso perché fai così?
Sant’Iddio! Signor Benjamin, ehm, non stavamo facendo niente di male. Volevamo solo dare un’occhiata alla… a quella, ehm… okay, lasciamo stare.
Ce ne andiamo, ce ne andiamo, ma metta via quel bastone. Forza, usciamo.
Hai visto i suoi occhi? Hai visto il colore delle pupille? Mi ha spaventato a morte.
Sì, ho avuto delle visioni. La mia vita, amico mio. La mia fottuta vita.
Fuggo disperato.