
Apro l’armadio e spingo i vestiti di Daria verso destra. Le grucce stridono contro il palo. Metto un piede sul fondo e schiaccio. Non vorrei scassarmi il PLATSA da cinquecento euro. Che poi mi tocca ricomprarlo e con la scusa – fermiamoci a mangiare! – e mi tocca buttare giù quelle polpette svedesi che sembrano palline di merda di gatto.
Sì, mi pare che regga.
Entro, mi accovaccio sul fondo. Mi allungo e tiro le ante per chiudermi dentro.
Si sta strettini nel PLASTA.
Mi stringo le ginocchia al petto e mi bagno le labbra. La fronte pizzica di sudore. «Adesso voglio vedere.»
Che ore sono? Il Casio dice le diciassette e diciassette. Sarà qui a momenti.
Chino la testa e arriccio il naso. La luce mi colpisce l’occhio. Non è che si veda molto. Il divano e un pezzo di tavolo del soggiorno. E il letto, bene. Da qui dovrei riuscire a beccarli.
Certo però che fa caldo.
Ecco! L’ingresso, le chiavi nella toppa.
Raddrizzo le spalle: espirare piano, piano. Mi devo calmare.
«Ecco qua» la voce di Daria dal corridoio. «Vieni, siediti. Prima di cominciare vorrei farti vedere una cosa.»
Il parquet del soggiorno scricchiola. Eccola. Adesso vedremo se sono pazzo, cara mia!
«Sono sicura che ti piacerà.»
Chi è il porco?
Piego la testa, chiudo un occhio. Non si vede.
Daria indossa la gonna che le ho regalato.
«Anzi, facciamo così» cos’avrà da sorridere tanto? «siediti e chiudi gli occhi.»
«Va bene.»
Che voce orrenda! Ma cos’è? Un vecchio? Cazzo, con un vecchio…
«Hai gli occhi chiusi?»
«Sì, sì.»
Magari uno di quei professori che la raccontano. Il fascino della cultura, eccetera.
Ecco un pezzo della testa. Capelli grigi. Sì, sì, è un vecchio! Che schifo.
Il grattare del legno. Il cassetto della vetrina?
«Un momentino solo, eh.»
C’avrà nascosto i preservativi? Non è stupida, avrà pensato che i nostri li potevo contare e ne ha presi altri. Che zoccola.
«L’avevo messa qui…»
Ora gli mostra la scatola, gli fa l’occhiolino… Gli fa la sorpresa al nonno.
Non so se riuscirò a guardare mentre Daria mi tradisce con un vecchio professore ricco.
Probabilmente è ricco, i vecchi poveri non ci provano con donne giovani.
La schiena di Daria. È così dritta e sottile.
«Ecco. Ora puoi guardare.»
«Apro?»
Vecchio bavoso! Senti che voce senile.
«Apri, apri!»
Oh no, oh no! Che schifo! Cos’è? Non vedo un cazzo!
«Allora? Che ne dici?»
Eh no, ora basta! «Ora basta!»
Spalanco le ante del guardaroba, tanto che le cerniere scricchiolano. Mi fiondo in piedi, gonfio il petto, strizzo le labbra.
Non ho paura di un vecchietto di merda! E non devo piangere, cazzo! Non davanti a… «Mamma?»
Daria è a bocca aperta. «Diego! Ma che…»
Mamma si sistema gli occhiali che le sono scesi sulla punta del naso. Ha in mano una camicetta microscopica.
E ora? «Bella quella. Cos’è?» Meglio asciugarsi il naso.
Daria non smette di fissarmi. «Una camicina che ho cucito per la bimba di tua sorella.»
«Ah, wow. Bella. L’hai fatta tu?»
«Diego…»
«Sì?»
«Ma tu…»
«Che cosa, tesoro?»
«Non eri partito?»