
Finalista nella Livio Gambarini Edition, 146° all time, un racconto di Edoardo Foresti.
Mi sposto una ciocca di capelli e il sudore si appiccica al palmo della mano. «Sembra di stare all’Inferno.»
Luca alza un indice verso un chiosco di piadine. «Dai fighetta, mangiamo qualcosa prima di raggiungere gli altri in spiaggia?»
«Magari mi prendo-»
Luca mi dà una gomitata e fa un cenno verso un baldacchino viola. «Ma quella?»
Una donna siede su una seggiola pitturata d’oro, tra rivoli di fumo delle candele stese a terra.
Pacchiana è dir poco. «Quelle sono tutte truffatrici.»
Luca si sistema il colletto della polo e strizza gli occhi. «Lettura tarocchi. Dai Matteo, che sei giù per la Marina, prova a fare qualcosa di diverso dal solito.»
Marina. Che scemo sono stato, e ai miei amici manco ho detto la verità. Una fitta mi torce lo stomaco. Ma Serena mi faceva il filo da un anno, cedere alla tentazione è così grave?
Luca mi afferra il polso e mi trascina verso la cartomante. «Dai muoviti, se c’è da pagare ci penso io.»
La presa mi sbilancia e lo seguo. Sospiro.
Luca poggia le mani al bordo del bancone e la signora gli sorride. «Sono cinque per una carta, venti per una lettura completa.»
Ha l’accento romagnolo e l’eyeliner sbavato su una tempia, sarebbe più credibile mia zia Luisa. «Senti Luca, dai.»
Quello scemo tira fuori il portafogli, lo apre, estrae una banconota azzurra e la sbatte sul tavolino. «Andata.»
«Entrate pure.» La signora tira indietro la sedia, si alza e scosta un velo violaceo. Luca ridacchia e la segue. Deficiente.
Mi tiene la tendina e lo raggiungo. Mi levo gli occhiali da sole. Puzza tutto di incenso.
La cartomante ci mostra il palmo di una mano. «Prego signori.»
Luca si fionda su una sedia in legno. Mi accomodo sull’altra, il copritovaglia bianco mi tocca le cosce.
La donna mischia le carte, lo scintillio degli anelli vortica con il nero dello smalto. Mormora qualcosa, ha gli occhi chiusi. «Per chi è la lettura?»
Luca sorride. «Per lui!»
Lei annuisce, il tavolino sussulta. Che pagliacciata.
Luca mi poggia una mano sulla gamba, ha un sorriso stampato in faccia.
La cartomante posa tre carte e gira quella alla mia sinistra. Un tizio in calzamaglia a testa in giù, con le mani legate. «L’Appeso,» mi fissa con gli occhi verdi, «interessante, forse una situazione di stallo? Serve guardare la vita da una nuova prospettiva.»
Sì, e non esistono più le mezze stagioni.
Gira la carta al centro. Una cosa con una falce gialla e due tizi ai suoi piedi.
«La Morte.» Piega la testa di lato e picchietta le unghie sul tavolino.
Stacco la guancia dal palmo della mano e alzo la testa. «Ed è un male?»
«Non per forza. Per rinascere devi morire. Le carte vanno anche contestualizzate,» sfiora l’Appeso con un indice, «stallo, poi Morte. Servono soluzioni radicali per risolvere i tuoi problemi.»
Ormai Marina mi ha sgamato e mollato, che devo risolvere?
Gira l’ultima. Un demone su un piedistallo con due persone alla base.
Sussulta. «Il Diavolo,» le sue pupille si allargano, «la sua deve essere una questione d’amore, per rinascere deve accettare i piaceri della carne e raggiungere la luce.»
Sudo e non è solo per il caldo. Ma che sto facendo? Queste cose le dirà a tutti. Vero?
Deglutisco, il tavolino traballa e le fiamme delle candele si attenuano.
Nel petto, il cuore accelera e martella.
Mi alzo. «Queste sono tutte storielle.»
Ho la nausea. Forse ieri sera ho bevuto troppo.
Luca mi fa segno di calmarmi con le braccia. «Lo scusi, è che-»
La cartomante sbatte le mani sul tavolino. «Fuori!»
Mi rimetto gli occhiali e raggiungo la tendina. «Vai all’Inferno!»
La luce di agosto mi trafigge. Dov’è il banchetto?
Cammino verso il lungomare. E il chiosco?
C’è solo luce, questi occhiali sono di marca ma non servono a una mazza.
L’asfalto deformato dalla calura estiva crepita e una fessura appare ai miei piedi. Caccio un urlo.
Una lingua di fuoco sale dalla fenditura e mi avvolge la caviglia destra. Ho in testa Marina e il senso di colpa mi stringe il petto. La frusta arancione si riavvolge. Merda, ho le gambe lì dentro.
Adesso mi sveglio, ho bevuto troppo.
Mi puntello sui gomiti contro l’asfalto, non mi sento più dalla vita in giù.
La voce della cartomante mi riecheggia in testa.
«Vacci tu all’Inferno.»