Le fiamme dell’Inferno

Finalista nella Livio Gambarini Edition, 146° All Time, un racconto di Emiliano Maramonte.

 
«Stai composto e non biascicare» lo redarguì papà.
Giosuè ingoiò gli spaghetti e, a capo chino, lanciò rapide occhiate a mamma, che rimestava l’insalata in silenzio.
«Non hai niente da dirmi?»
Giosuè alzò lo sguardo. Lasciò cadere la forchetta nel piatto. Cominciò a tremare.
«Che c’è? Non hai più fame?»
Lo odiava, e lo temeva troppo. «No, papà.»
«Bugia!» Un pugno calò sulla tavola e un bicchiere si rovesciò.
Mamma si era rintanata nelle spalle. Non appena si riebbe dallo spavento disse: «Ti prego, non è il momento.»
«Ada, non metterti in mezzo» sibilò papà. Bevve un sorso di vino, si pulì la bocca col tovagliolo, sospirò. «Figliolo, sai quant’è importante che frequenti la casa di Nostro Signore, vero?»
Giosuè annuì.
«Allora perché mi prendi in giro?»
Gli venne da piangere. Conosceva già le conseguenze.
«Pensavi di farla franca?» Quell’espressione truce, cupa come una condanna divina. «Ho incontrato per caso Vanessa. Non ti ha visto alla Liturgia ieri sera. Perché l’hai fatto?»
La verità. O sarebbe stato peggio. «Ho giocato un po’ a pallone con Marco e…»
«Piccolo farabutto, lo immaginavo!» esclamò papà, e si alzò in piedi di scatto. «Con un padre così! Artisti di strada!» Sputò sulla tovaglia, poi gli si avvicinò. Lo afferrò per un gomito.
«Non lo farò più, te lo prometto!» Giosuè tentò di liberarsi ma la stretta era tremenda. Lacrime di paura si mischiarono a quelle di dolore.
«Lascialo stare» gli intimò mamma. «Adesso basta.»
Papà le assestò un ceffone e la mandò a sbattere contro la sedia, poi trascinò con sé il figlio.
«Nostro Signore esige una punizione. E l’avrai» promise papà.
Una sensazione di calore si propagò tra le gambe di Giosuè. La paura ruscellò sul pavimento. La stanza del castigo lo attendeva.
 
***
 
Aveva scoperto come raggiungere un benessere totale, elettrizzante. Si accarezzava piano, aumentava il ritmo e infine aspettava con ansia l’arrivo dell’esplosione finale. Quando lo strano fluido gli si appiccicava tra le dita, correva in bagno a lavarsi per bene. Non sapeva rinunciare a quei momenti di esaltazione fisica.
Si titillava più volte al giorno finché la punta del pene, tutta arrossata, non gli prudeva.
Era il suo segreto.
Durante le Liturgie, don Michele parlava spesso di atti impuri: gesti orrendi che avrebbero spalancato a chiunque le porte dell’Inferno. Ma a Giosuè non importava. Contava solo la voglia di toccarsi.
Come in quel momento. Dopo un’ora di letture bibliche, era esausto. Si sdraiò sul letto e pensò alla ragazzina notata in Chiesa, due banchi più in là. Non l’aveva mai vista prima. Era carina. Il ricordo delle rotondità sotto la maglietta lo ossessionavano. Non riusciva a togliersela dalla testa.
Tirò giù la cerniera e si infilò la mano nelle mutande. Il respirò aumentò. Strinse le palpebre. Piccole scariche guizzarono nel bassoventre. Inarcò la schiena e godette di ogni istante dell’atto proibito. Presto sarebbero arrivati gli agognati sussulti, seguiti dalla travolgente euforia. Gemette.
«Giosuè!»
Spalancò gli occhi. «Mamma!»
Lo sperma gli aveva inondato il palmo. Cercò di nascondersi sotto le coperte, ma fu tutto inutile. «Dio santo! Tuo padre ti ucciderà.» Lo prese con sé e lo condusse fuori dalla sua stanza.
«Scusa, mamma» piagnucolò lui. «Scusa!»
«State scappando?»
Si immobilizzarono. Papà comparve dall’altro lato del corridoio. Si avvicinò a passo svelto. Li guardò entrambi con sospetto. Giosuè si sentì tirare il braccio. L’espressione di papà trasecolò nel ribrezzo. «Lo hai fatto davvero! L’Inferno. Per te, ora c’è l’Inferno!» Lo strattonò con violenza.
«Lascialo! È solo un ragazzo!» urlò mamma.
«È un peccatore!» tuonò lui. Le diede uno spintone.
Mamma riuscì a mantenere l’equilibrio e si scagliò contro papà. Giosuè si accasciò terrorizzato. Si coprì le orecchie per non sentire i versi orrendi che facevano. Vide spuntare un bastone. Qualcosa lo colpi e perse i sensi.
 
***
 
Si svegliò nella penombra della stanza del castigo. La testa gli doleva da cani. «Fatemi uscire di qui! Giosuè! Ada!» Si agitò sulla sedia, ma la corda non gli dava scampo.
La porta cigolò e si aprì. Sulla soglia comparvero madre e figlio.
«Cosa volete fare? Non cedete a Satana!»
Lei accese un fiammifero e lo passò a Giosuè, che lo lanciò sul pavimento.
«Va’ all’Inferno» esclamò suo figlio.