
La vescica deve essere svuotata ogni tre ore.
L’aveva detto il dottore e Andrea lo doveva fare, a meno di non voler bagnare i pantaloni, davanti ai compagni di classe.
Incontinenza da rigurgito: la vescica si riempie oltre il limite e l’urina strabocca!
Andrea finisce e si avvolge il pisello con tanta carta igienica.
Almeno cinque giri, non voglio mettermi a sgocciolare per tutta la scuola, come Cagliostro da piccolo, quando non aveva ancora imparato a farla nella lettiera!
Pensare gli fa male e allora cerca di concentrarsi sulla fasciatura.
Ho il pistolo col turbante!
Sente le labbra che, stavolta, si increspano verso l’alto. Forse ha trovato l’argomento giusto per non soffrire.
Nasconde il fagotto negli slip e tira su la cerniera, quando sente la porta dei bagni che si apre e si chiude.
È lui… È qui!
Andrea deglutisce e, con le mani che tremano, esce dal bagno.
Giovanni della terza A lo fissa con il solito sguardo maligno.
«Ciao, palla!» gli abbaia, alludendo ai suoi settanta chili distribuiti per circa un metro e mezzo di altezza.
Non rispondere alle provocazioni, se lo ignori la smetterà.
Era la voce di mamma che gli parlava nella testa e non aveva quasi mai ragione.
Giovanni gliele aveva suonate almeno tre volte, mandandolo a casa segnato e con gli occhi pesti, anche se Andrea non aveva mai risposto alle sue “provocazioni”.
Sei una donnicciola, ne buschi sempre, ti ci vorrebbe poco a reagire. Chi tira per primo, tira due volte! Ma tu che ne vuoi capire, sei un topo di fogna!
La voce di papà, invece, ci azzeccava sempre. Sbagliava solo “fogna”. In realtà voleva dire “biblioteca” per alludere alla passione del figlio per la lettura.
La mamma lo correggeva sempre, ma lui continuava a sbagliare.
Andrea, stavolta, doveva dar retta a papà.
«Sei venuto a fumare nei bagni, Giovanni! Se lo fai, stavolta, lo dico alla tua prof di italiano».
Il bullo non se lo fa ripetere e tira subito fuori Marlboro e Bic.
«Non avevo nemmeno voglia, faccia da cazzo obesa!» dice Giovanni, accendendo la sigaretta e soffiando il fumo nella sua direzione «Ma voglio proprio vedere ora che fai».
Era quello che Andrea voleva, quello che si aspettava.
Gli mancava solo la certezza.
Ora, però, c’era anche quella: la misura era colma, il limite era stato superato e la collera poteva debordare come urina fuori da una vescica troppo piena.
Andrea sente le lacrime salirgli agli occhi e la rabbia strozzargli la gola.
«Vado a dirlo alla Prof.» si incammina, pronto a prendere il primo colpo.
Arriva e lo fa cadere all’indietro. Sente caldo sull’occhio e vede rosso da un lato. Deve avere un sopracciglio rotto.
Non fa male!
Giovanni lo solleva e lo sbatte al muro.
Andrea infila le mani nelle tasche, tira fuori lo Zippo con il teschio, dalla destra, e lo avvicina alla faccia dell’aggressore. «Prendilo, è tuo!» biascica nonostante le nocche che gli premono sulle guance.
Giovanni lo lascia. «Hai ragione, merdina, dove l’hai trovato?» domanda sorridendo e passandosi il balocchino fra le mani.
La mano di Andrea scatta. Il punteruolo nella sinistra si infila nella giugulare del bullo.
I suoi occhi lo fissano stupiti, mentre il sangue inizia a zampillare.
«Era vicino a Cagliostro. L’ho trovato morto. Qualcuno si è divertito a legargli un petardo alla coda».
Cinque secondi e il sangue uscito è oltre il limite: la vittima perde conoscenza!