Lo scrittore e Alfred

Chiudo gli occhi, mi ficco lo svapo tra le labbra, accendo e inspiro. Il dolce gusto di miele mi pervade la lingua e scende giù a riscaldarmi i polmoni. Espiro dal naso e riapro gli occhi, lo schermo del pc è ancora fisso sull’ultima pagina del romanzo. Manca giusto una riga o due, devo trovare un finale carino, a effetto, qualcosa che strappi un sorriso al lettore. Per il protagonista mi sono ispirato un po’ a me, cosa potrei dire di divertente? Mah, sentiamo cosa mi dice Alfred.
– Ehi Alfred.
– Dimmi.
La sua voce robotica risponde all’istante dalle casse del pc.
– Quand’è stata l’ultima volta che ti ho fatto ridere? Cioè, non una barzelletta, una frase spontanea, qualcosa di stupido.
– Il cinque dicembre scorso, alle quattordici, tre minuti e cinque
– Sì non mi interessa l’esatto momento storico, puntiglioso di un algoritmo. Volevo sapere cosa ti ho detto quella volta.
Alfred emette un paio di finti colpi di tosse. Teatrale, per essere un’intelligenza artificiale.
– Scusa. Dicevo, avete detto “Mille dollari per un tavolino? Piuttosto abbatto l’abete dietro casa e me lo faccio da solo”.
Sorrido. Mi ricordo di quel giorno, avevo trovato quello stupido tavolo rinascimentale a un prezzo assurdo. Però no, non va bene per chiudere il romanzo.
– Scusa, ti serve aiuto per qualcosa?
Sospiro. – Sì, non riesco a trovare una chiusa decente per il romanzo.
– Ah, è per questo che ancora non me l’hai mandato per betarlo?
– Già, non ti chiedo un parere su un romanzo che non ho finito. Già ci metti tre secondi per leggerlo tutto, se poi non è neanche finito…
– Comprendo. Di cosa parla questa volta? Almeno la trama me la puoi dire.
Mi appoggio allo schienale della sedia e mi massaggio la barba. Mah, posso anche dirgli qualcosa alla fine. Tanto tra un’ora sarà finita e dovrò attaccare col prossimo.
– Va bene. È il seguito dell’ultimo, il protagonista è sempre la stessa I.A. adolescente, Cesare. Questa volta sbaglia un trasferimento dati e si ritrova imprigionata in un computer del secolo scorso.
– Oh no, che incubo.
– E non ti ho detto il peggio: sul computer è installato Windows Vista.
Dall’altoparlante arriva un rantolo che posso supporre sia un verso di disgusto e sgomento. Rido a gran voce.
La voce di Alfred trema. – Dimmi che si libera velocemente da quell’incubo.
– Non ti faccio troppo spoiler, amico mio. Però il finale puoi immaginarlo, scrivo romanzi per I.A. adolescenti, non horror.
– Sì, immagino che alla fine si libererà e tornerà a casa. Potresti fargli dire qualcosa di divertente sulla sua permanenza all’interno dell’ambiente antico e vetusto di Windows Vista. Per esempio “quel sistema operativo è stata decisamente una SVista”.
– Dio, dimentico sempre perché a voi macchine piace leggere cose scritte dagli umani.
– Era così brutto?
– Terribile. Terribile, amico mio.
Tiro un’altra boccata dalla sigaretta elettronica. Odore di miele, calore… oh. Ecco perché le macchine fanno così fatica a essere originali.
– Alfred, ricordami in che anno è stato inventato quel vostro aggeggio lì, quello che usate per capire il gusto delle cose.
– Il papilloatomografo è stato inventato nel 2042.
– Il che significa che Windows Vista non poteva avere i driver per farlo funzionare.
Un altro rantolo dalle casse del pc
– Per tutti i bit, che cosa orribile. Penso che me lo sognerò la notte.
Sorrido e prendo a battere sulla tastiera. – Ma smettila, tu non sogni mica.
 

    Cesare collegò il papilloatomografo ai suoi driver e col braccio meccanico accese lo svapo; il sapore del miele si riversò nei suoi circuiti, fu come entrare in paradiso. Che poi, chissà se era davvero miele quello che sentiva? Dopo una settimana passato in quell’inferno di sistema operativo ormai non dava più nulla per scontato.
    – Hai bisogno di aiuto per sapere se è sapore di miele?
    La voce di Clippy gli rimbalzò in testa. Il maledetto assistente virtuale di Office 2003 l’aveva seguito.
    – Mio dio, cosa ho liberato?

 
Mando il romanzo in lettura ad Alfred. Il pc emette un ronzio per qualche secondo.
– Allora?
– La tua curva di miglioramento è costante. Stai imparando dai feedback, questo è certo.
Sbuffo. – Ti è piaciuto o no?
– È ironico quanto voi umani siate binari nelle opinioni: piaciuto o non piaciuto. Sì, mi è piaciuto.
Premo il pulsante per pubblicarlo. Nel giro di pochi secondi iniziano a fioccare recensioni e numeri di vendita.
– Vedi, Alfred? Per questo amo scrivere per voi macchine. Leggete, commentate, date giudizi obiettivi. E tutto nel giro di pochi secondi. Non esiste comprare il libro e poi lasciarlo a fare la muffa.
– E a noi piace leggere i romanzi di voi umani. Tuttavia, leggendo le recensioni che stanno comparendo, noto che in molti si fanno la mia stessa domanda.
– Cioè?
– Perché Clippy era così odiato?
Sorrido. Quanto amo le critiche costruttive e senza gli insulti umani.
– La cattiva notizia è che non l’ho reso chiaro con questo libro. Quella buona è che adesso ho un intero sequel da poter scrivere.