
Un futuro disperato come tanti, un peccato che si confonde tra condanna e speranza. Quarto classificato nella 115° Edizione di Minuti Contati con Ilaria Tuti come guest star, un racconto di Raffaele Marra.
«Sai cos’è che mi manca di più?»
Bella domanda. E avresti così tante risposte che non basterebbe la notte per contarle.
Manca la luce del sole, che quaggiù è soltanto un lontano ricordo. Come l’aria fresca e il volo degli uccelli, e tutto ciò che annunciava la primavera, o l’inverno, o un temporale, o la notte delle stelle cadenti. Manca la libertà, persa per sempre negli sguardi ostili degli Invasori, e l’orgoglio di appartenere al genere umano, che un tempo dominava la Terra. Manca il coraggio.
«Non saprei, Eva», rispondi invece continuando a fissare le labbra secche della ragazza.
«Una mela», ti dice in un soffio di dolore che si perde in un attimo nel grigio freddo della caverna. Nessuno intorno sembra aver udito oltre te.
«Una mela?»
Lei non aggiunge altro se non un sospiro che ti porta alla mente la vita di un tempo, fatta di sorrisi, di speranze, di futuro, di mare, di cielo, di amore. E di mele.
Chiude gli occhi e si addormenta nel silenzio dell’immenso rifugio sotterraneo. E tu, debole quasi quanto lei, ti chiedi se riuscirà mai a riaprirli.
Una mela, l’ultima mela.
Prenderla non è stato facile. Ma sei riuscito a penetrare nel magazzino, là dove è custodito ciò che i tuoi simili sono riusciti a portare via durante l’invasione. Era là, nella teca, promessa di un futuro che nessuno osa programmare. Ora è qui, tra le mani tue e quelle della tua donna.
«Grazie, Adam. È buonissima». Ti ringrazia piangendo, con le ultime forze. La gente intorno vi guarda scandalizzata.
Tu non rispondi. Le sirene violano il vostro silenzio, i soldati interrompono la vostra cena. Guardi le armi puntate, incapaci di salvare la tua specie dal nemico, eppure ancora in grado di farti paura. Ma in fondo lo sapevi che sarebbe andata a finire così: guardi le labbra di Eva, ancora bagnate da un desiderio appena esaudito. L’ultimo desiderio. L’ultima mela.
«Sei entrato nel magazzino, hai rubato il frutto».
Annuisci, lasciando che il torsolo rotoli sulla roccia ai vostri piedi.
«Conoscete già la vostra condanna», sussurra il capo squadra. Annuisci.
Quaggiù non c’è tempo né voglia di fare processi, la condanna per chi trasgredisce è una sola: la cacciata.
La lunga scala buia che sale dal sub-mondo fino alla superficie è ormai alle vostre spalle. Davanti a voi uno dei varchi, dietro di esso l’Italia.
Le porte di acciaio si spalancano per il vostro passaggio e la luce bianca ferisce gli occhi stanchi. Con essa arrivano i profumi del mondo perduto e, per un attimo, pensi al Paradiso. Stringi la mano di Eva, la senti tremare della tua stessa paura. Gli alberi intorno vibrano, accarezzati da un vento che avevate dimenticato. Le sorridi, ti sorride. E improvviso, come un desiderio perverso sopito da troppi anni, ritorna un coraggio che temevi di aver perso per sempre.
Un’ombra vi copre, uno stridio dall’alto, un fruscio di ali immense. Gli Invasori, i nuovi padroni del cielo e della Terra, sono già su di voi. Inizi a correre verso gli alberi, trascinandola con te, certo che la vita, quassù, potrete difenderla solo con il sudore della fronte.