Machu Picchu

Sbuco per primo oltre il tornante. Davanti a me si apre uno spettacolo più maestoso di quanto potessi immaginare.
«Daniele, che ti avevo detto, ce l’abbiamo fatta. Machu Picchu!»
 
*
 
«Che cos’hai sul viso?» Mamma si china su di me. «Hai fatto di nuovo a botte?»
La guancia sinistra mi brucia da impazzire, sta per esplodere. «Avevano offeso Daniele.»
Mio fratello fa un grugnito di conferma.
«Che cosa è successo?» Mamma mi sfiora piano la guancia gonfia.
«La maestra ha chiesto cosa volevamo fare da grandi. Daniele ha detto che lui scalerà le montagne, che arriverà in cima, fino a Machu Picchu. E quel bullo schifoso dell’ultimo banco si è messo a ridere.» Stringo i pugni, mi sforzo di non piangere. «Quel mongoloide non può scalare le montagne, ha detto.»
«Lui.. mi ha.. difheso..» Daniele tira indietro la testa, si agita sulla carrozzina.
Prendo un fazzoletto dalla tasca e gli asciugo il filo di bava dal mento. La mamma ci abbraccia entrambi.
Sì, ti difendo, e tu difendi me. È così che fanno i fratelli gemelli.
 
*
 
Allontana le labbra dalle mie, troppo presto, mi rimane in bocca il suo sapore. Ne vorrei ancora.
«Cosa fai oggi pomeriggio?» Sussurra, la bocca appoggiata al mio orecchio. «I miei non ci sono, ho casa libera.»
Un brivido lungo la schiena. Dio, quanto è bella. Vorrei…
«Io… sì… no. Non posso oggi. Ho promesso a mio fratello di stare con lui. Lo accompagno al cinema.»
«Tuo fratello?» Fa un passo indietro, solleva un sopracciglio. Cos’è quel sorrisetto? «Preferisci andare al cinema con tuo fratello invece che stare con me?»
«No, non è così. È che lui…» Che fatica dirlo. «Lui è disabile.»
«Ah…»
«Siamo fratelli gemelli. Ma io sono nato sano, lui invece ha avuto un sacco di problemi. Gli ho levato l’aria. È un po’ colpa mia se sta così.»
«Scusa. Mi dispiace.» Resta un attimo a bocca aperta. «E com’è?»
«Cosa?»
«Avere un fratello come il tuo. Com’è?»
Già com’è? Non me lo chiedono spesso. «Difficile. Per lui è tutto difficile. È come arrampicarsi sempre su un muro altissimo. Senza sapere cosa c’è dall’altra parte.»
Mi guarda in silenzio. Non so se capisce. Forse nessuno lo può capire.
 
*
 
Entro nella stanza bianca, il cuore mi batte all’impazzata. Daniele è sveglio.
«Shei.. venuto..» Si volta verso di me. Il suo corpicino mai cresciuto quasi scompare tra le lenzuola.
«Certo. Mamma mi ha scritto che avevi avuto un’altra crisi, che eri in ospedale. Sono corso subito.»
«Non.. hai dhato.. l’eshame?»
«Chi se ne frega dell’esame. Lo recupero il mese prossimo.» Gli afferro la mano. «A giugno discuto la tesi e poi lo sai cosa ci aspetta questa estate.»
«Machhu.. Pichhu..» Sorride, con una delle sue buffe smorfie. Con tutta la bontà del suo cuore troppo grande e troppo fragile.
 
*
 
Sbuco per primo oltre il tornante. Davanti a me si apre uno spettacolo più maestoso di quanto potessi immaginare.
«Daniele, che ti avevo detto, ce l’abbiamo fatta. Machu Picchu!»
Appoggio lo zaino a terra e tiro fuori la boccetta. Voglio farlo subito, prima che arrivi il resto della comitiva. Sfilo il tappo e aspetto il momento giusto. Un soffio di vento. Gli affido le ceneri, quelle che sono riuscito a sottrarre dall’urna.
«Te l’avevo detto che ti ci avrei portato.»
Una lacrima mi scende lungo la guancia sinistra.