
Così non si arriverebbe a fare per un po’ di sana quiete… Quinto classificato nella 114° Edizione di Minuti Contati con Andrea Cavaletto come guest star, un racconto di Eleonora Rossetti.
«Allora» cominciò Alberto quando fummo tutti presenti in soffitta, accovacciati come tanti boyscout sul pavimento, «si dia inizio. Signora Lucrezia, a lei l’ordine del giorno.»
Nonna Lucrezia, 92 anni stando al necrologio, srotolò uno sbuffo di vapore come un gomitolo di lana tra le dita. «Appartamento 104, scala B. Schiamazzi e urla sconce, fino a notte fonda. Rimostranza pressoché unanime. Giulio, che ha da dire?»
Tutti si voltarono verso Giulio, che sbatté i palmi sul pavimento, con il risultato che vi affondò fino ai gomiti.
«Non è colpa mia! Ho tentato di rovesciare il letto, ma avete idea di quanto pesino due umani? Ho fatto schiantare persino l’abat-jour per spaventarli, ma quelli erano così arrapati che credono di averla rotta loro!»
«Beh, bisogna darci un taglio!» s’intromise Daniela con decisione. Era una donna religiosissima, eppure lo smacco ricevuto dal mancato Paradiso non l’aveva scalfita. «Mio marito… il mio ex-marito, voglio dire… ora che è da solo, tutte le volte che li sente passa la notte appiccicato ai video porno. Santa Vergine, lo stanno traviando…!»
Io mi limitai a sorridere: beata ingenuità.
«Chi se ne frega di suo marito!» sbottò Giulio. «Certo, sarebbe più facile se mi deste una mano!»
«Sai che non possiamo farlo! Siano confinati nei nostri appartamenti, tranne che per le nostre riunioni! Sono le regole!»
«Tutte scuse!»
Un brusio di disapprovazione accolse quello scambio. Nonna Lucrezia si aggiustò gli occhiali eterei e tentò di catturare l’attenzione con un lieve colpo di tosse. «Direi di andare avanti. Qui abbiamo una formale protesta da parte del signor Zaccaria nei confronti di Silvia Giggi. Lavatrice troppo rumorosa.»
«Ancora?!» s’inalberò Silvia, alzandosi in piedi. «Perché invece non pensa al suo inquilino? Tiene quel dannato stereo a tutto volume già di prima mattina! Non è stato neanche capace di staccargli la spina!»
«Ehi, calmiamoci!» Alberto levitò per qualche metro e alzò le mani per placare gli animi. «Signori, non concluderemo niente urlando tra noi!»
Parole al vento. L’alterco aveva infiammato gli animi – anzi, le anime – che ora si stavano prendendo verbalmente a ceffoni sbandierando gli sgarri compiuti dai propri inquilini umani. D’improvviso Gennaro s’alzò in piedi.
«Ascoltate!» tuonò, e riuscì a zittirli, per poi indicarmi con un gesto. «Signor Sandri, lei è quello nuovo: la sua aura è molto più forte. Li conosce. Può darci dei consigli?»
Quindici volti mi puntarono. Incrociai le dita dietro la nuca: aspettavo quel momento.
«Non li farete calmare così» declamai. «Dovete farli sloggiare, e c’è solo un modo: rivelarsi.»
Un trambusto seguì quel mio annuncio.
«No!» proruppe Alberto. «Sai che succede se un fantasma lo fa.»
«Certo. Loro muoiono. Infarto netto.»
«Va contro le…»
«Quali regole? Non è scritto da nessuna parte. Insomma, non ne avete abbastanza? Non crederanno mai a tutti i segnali che gli date.»
«Il mio povero marito…!» singhiozzò Daniela.
«Lo rivedrà. Non la conforta, questo? Magari potreste anche liberarvi da ciò che vi tiene ancorati qui. Da troppo tempo non trovate una soluzione. È ora di finirla.»
Seguì un lungo silenzio. Poi Alberto prese parola. «Chi concorda col piano del signor Sandri?»
Una selva di mani si rizzò sull’attenti.
«Bene. Direi che con questa votazione dichiaro chiusa la nostra riunione.»
Il ritorno nel mio corpo fu sgradevole. Mi chinai oltre il bordo del letto e vomitai la cena, per poi accasciarmi supino, madido di sudore. Mi sentivo sottosopra, ma felice. L’esperienza extracorporea aveva dato i suo frutti.
Finalmente mi sarei goduto un po’ di stramaledetto silenzio in quel dannato condominio.