
Arianna aveva sempre avuto le idee chiare su ciò che voleva. Quando vide per la prima volta Diego, all’età di diciott’anni, le ebbe più chiare che mai. Quegli occhi azzurri e quel sorriso obliquo si erano impressi all’istante nel suo cuore.
«O lui o muoio zitella” disse alle sue amiche.»
Loro risero. Diego era fidanzato con la ragazza più bella della scuola. Arianna aveva carattere, un viso grazioso, ma non poteva competere.
Ma Arianna era decisa. Trovò il modo di conoscerlo. Si fece amica una cugina di lui. Riuscì a entrare in quella cerchia a metà tra gli amici e i conoscenti e lì stette ad aspettare il suo momento.
«O lui o muoio zitella» continuava a dire. Le amiche iniziarono a trovare quella determinazione un po’ inquietante.
Arianna esultò in silenzio quando, dopo quattro anni, le cose tra Diego e la bella fidanzata cominciarono a guastarsi. Aspettò la rottura, poi colse il momento in cui lui era emotivamente più fragile per farsi avanti.
Aveva avuto anni per studiarlo. Seppe toccare le corde giuste. Riuscì a conquistarlo.
Le amiche rimasero senza parole davanti alla precisione di quell’operazione.
Arianna si lasciò andare. Furono mesi di passione sfrenata e felicità senza limiti.
Poi, qualcosa si incrinò. Diego divenne sempre più freddo nei suoi confronti. Arianna fu presa dal panico. Invano si sforzò di capire come correre ai ripari.
Diego le disse che tra loro non poteva funzionare. Tre settimane dopo, stava frequentando un’altra.
Arianna non si dava pace. Inondò di lacrime il cuscino e le spalle delle amiche. Iniziò a formulare i più assurdi piani per riaverlo indietro. Pedinò di nascosto sua la nuova fiamma. Bevve fino a vomitare l’anima. Chiese a una vecchia che leggeva le carte di procurarle un filtro d’amore, ma quella le diede solo della camomilla.
A fatica le amiche le impedirono di fare pazzie. Le tolsero di mano bottiglie di vodka, pastiglie di ecstasy, coltelli. Ma ebbero sempre fiducia nella sua capacità di riprendersi.
Alla fine, un po’ alla volta, Arianna si calmò. Capì che aveva perso Diego, ma che la vita andava avanti.
In paese, la signora Arianna era un’istituzione.
Aveva quasi novant’anni e da quindici si era ritirata a vivere lì, in una villetta insieme a quattro gatti neri. Una volta a settimana, la nipote di una sua amica andava a darle una mano con i lavori di casa.
Su di lei, si raccontavano ogni tipo di leggende. Che aveva fatto dieci volte il giro del mondo. Che aveva vissuto tra gli indios dell’Amazzonia e imparato le arti magiche degli sciamani siberiani. Che, nella sua carriera di medico, aveva salvato vite anche quando sembrava impossibile, forse addirittura resuscitato i morti.
In realtà, ben poco di questo era vero. Arianna aveva avuto per lo più una vita tranquilla, cercato di viaggiare tutte le volte che poteva, portato avanti una buona carriera da chirurgo.
Adesso, passava le sue giornate raccontando storie di luoghi lontani ai bambini, usava la sua autorevolezza per dirimere controversie tra vicini, ascoltava adolescenti in cerca di consigli.
Tante di loro avevano il cuore infranto, come era normale capitasse alla loro età.
«Ci sono cuori capaci di amare mille volte, e cuori che si innamorano una volta sola» diceva sempre la signora Arianna. «Ma non preoccupatevi troppo. In fondo, anche morire zitella non è così male.»