
Un fantasma per amico in questo racconto di Francesco Cristaudo, finalista nella 114° Edizione di Minuti Contati con Andrea Cavaletto come guest star.
Delle sessantatré case stregate presenti in Toscana quella a Marina di Pisa era la preferita di Ciccio. Tutte le altre case infestate avevano un odore sgradevole, di rimpianti e di non detti, ma in quella villetta l’aria di mare aveva ripulito le stanze, lasciando soltanto un sottilissimo strato di sale sui mobili. Ci andava spesso, dopo la scuola. Quando voleva un po’ di compagnia. Prendeva la bici, faceva viale D’Annunzio e si intrufolava dalla finestra nella casa abbandonata. Era lì che aveva conosciuto il suo migliore amico. Pilade ci aveva vissuto tutta la vita fino a che non era morto, in pace ma abbandonato da tutti, nel suo letto a due piazze. La moglie era morta ventidue anni prima di lui, in un incidente d’auto. Lui era alla guida. Ne era uscito illeso. I figli non gli avevano mai perdonato di essere sopravvissuto alla loro madre. Neanche lui se lo era mai perdonato.
Ciccio era seduto sulla poltrona in pelle vicino alla finestra. Tra le mani Shining. Gli veniva da ridere a pensare agli scrittori che si spaventavano dei fantasmi. «I fantasmi sono come le persone, ce ne sono di cattivi, ma in generale sono buoni», pensava. Pilade ne era la prova: gli aveva insegnato come comportarsi con le ragazze e come evitare di vergognarsi del suo peso; gli aveva mostrato l’arte della pesca a mosca e le bellezze della letteratura di viaggio; lo aveva accolto tra le sue braccia incorporee, quando Marta gli aveva detto che non sarebbe uscita con un brutto ciccione brufoloso.
«Non importa quante cose imparerai, ci sarà sempre qualcosa pronto a sorprenderti, sia in positivo che in negativo. Tu devi solo essere pronto ad accogliere le cose positive e non lasciarti scoraggiare da quelle negative».
Sfogliava le pagine aspettando che Pilade si facesse vivo.
Ciccio stava per finire la terza media, di lì a poco si sarebbe lasciato alle spalle quell’orribile periodo della sua vita, almeno così gli aveva assicurato Pilade. Le offese sarebbero finite, si sarebbe fatto nuovi amici e persino una ragazza.
Di solito Pilade non lo faceva aspettare così tanto.
La finestra accanto a lui si aprì di scatto. Benché fuori splendesse il sole una ventata gelida fece accapponare la pelle di Ciccio, che si affrettò a richiudere. Tornato a sedersi sulla poltrona si accorse di un biglietto per terra. C’era scritto «ci vediamo presto».
Ciccio restò a fissare le scritto qualche secondo, poi scoppiò a piangere, disperato per la partenza di quello che era stato il suo unico vero amico.
Quello che Ciccio non sapeva è che lo avrebbe rivisto molto presto, subito dopo essere stato investito da un auto, tornando a casa, quello stesso giorno.