Passaggio nella galleria dell’orco

Una prova di coraggio, una presa di coscienza. Sesto classificato nella 115° Edizione di Minuti Contati con Ilaria Tuti come guest star, un racconto di Alexandra Fischer.

 
La bambina apre l’ombrello non appena sente tuonare.
Alza gli occhi al cielo color piombo, già presagendo il rumore che le riempirà le orecchie di lì a poco.
Purtroppo per lei, è da sola, in mezzo al prato dei giardinetti.
Le bulle della scuola se ne sono andate ridacchiando dopo averla sfidata ad affrontare la galleria che ha di fronte per raggiungere casa. Se ci riuscirà, non le faranno mai più dispetti, sempre che l’orco che ci abita non abbia fame.
Non ne ha mai avuto il coraggio fino ad allora, per via della scultura raffigurante un vecchio barbuto dal corpo avvolto con una pelle di cinghiale completa di testa e zanne e la mano stretta su una clava alzata a mezz’aria.
Le bulle le hanno riempito la testa di storie di bambine meno imbranate di lei finite nello stomaco dell’orco: le ossa ai piedi della statua lo provano, le ha trasformate lui in pietra dopo essersele pappate.
I primi goccioloni di pioggia la obbligano a decidersi e lei corre nella galleria, rischiarata da alcune finestrelle poste ad altezza d’uomo.
La scultura l’aspetta a metà strada: la luce discontinua dei lampi gli illumina il volto torvo, rendendo più minaccioso che mai il gesto del vecchio.
La piccola corre guardando avanti a sé aspettandosi di ricevere il colpo.
All’uscita della galleria, un’ombra le si para davanti: istintivamente, la bambina brandisce l’ombrello, spingendolo a fondo.
Si riscuote sentendo il tonfo di un corpo e riconosce la capessa delle bulle, riversa a terra con le mani sul volto e con il sangue che le scorre fra le dita.
Le grida delle altre bulle le risuonano nelle orecchie malgrado i tuoni:
«Bruna, cos’hai fatto!»
«Hai accecato Ileana!»
«Torna qui, maledetta!»
 
Bruna posa l’ombrello nell’ingresso, entrando timida nel soggiorno in penombra rischiarato dal computer della madre.
Il rumore di tasti le fa capire quanto sia inutile disturbarla per raccontare di come sia andata bene la sua prova di coraggio, così va in camera sua e si mette a fare i compiti, ricacciando la paura che sta ricominciando a fare capolino nella sua mente: non di Ileana e delle sue amiche, ma della Bruna che ha avuto il coraggio di difendersi senza pensare a cosa stava facendo, guidata dalla sola paura di morire.
 
Ma è un attimo: al suo posto chiunque avrebbe reagito così. Ne è sicura.