
«Ti avevo avvisato Caio, ora basta.» La donna indicò la porta dai vetri decorati.
«Cosa ho fatto?»
«Ti hanno di nuovo visto in giro con Manuela Sordi, quella sciacquetta del partito libertario e te lo avevo proibito»
Il ragazzo sorrise, una fila di perle brillò tra le labbra scure. «Mia regina, quello che amiamo fare tra le lenzuola non pregiudica tutta la mia vita.»
«Non posso essere gelosa di quella gatta morta, ma se non puoi più lavorare per me, non posso nemmeno averti come amante.»
«Sono il tuo uomo migliore.»
Abbassò lo sguardo per un istante. «Di meretori, Roma è piena, ma non posso rischiare di chiudere. Metà delle mie clienti fa parte della destra radicale e l’altra metà è ancora più estremista. Non posso permettermi un dipendente con velleità rivoluzionarie.»
«Ho una prenotazione con la marchesa Corsetti, oggi.»
«Troverò una scusa.»
Caio si voltò e si tolse la camicia facendola scivolare a terra in un fruscio di seta, scoprì le spalle tornite, i segni della frusta guizzarono sopra i muscoli. «Volete punirmi, mia signora?» Sogghignò.
«Quello che amiamo fare a letto non pregiudica nemmeno la mia di vita.» Raccolse la camicia da terra e gliela porse «vattene.»
Il ragazzo si voltò di scatto, gli occhi acquosi. «Silvana?»
Per tutta risposta gli aprì la porta.
Il taxi si fermò cigolando in uno sbuffo niveo, «dove andiamo?»
«A Villa Corsetti, sulla Nomentana.»
«Posso portarti fino al primo incrocio, il mio è un taxi per uomini e quella strada è preferenziale.»
La signora terminò di sorbire il tè e poggiò la tazza tra le mani del lacchè alla sua destra. «E dove è finita la tua regola ferrea sul non lavorare a domicilio?»
«Ho rivisto le mie priorità.»
«Hai fatto bene, preferisco anche io così, aspettare un uomo in quel salottino è quasi avvilente. Mi è giunta voce che ti stia incapricciando di politica, sarai mica un suffragista?»
Caio sorrise mentre slacciava i primi bottoni dei calzoni color cachi. «Non saprei riconoscere un partito da un altro, mia signora.»
«Ah già sei illetterato, e fai bene. Lascia l’intelletto a chi sa usarlo. Sei un uomo, tutto quello che devi avere è un bel fisico e la verga dura.»
Il ragazzo lasciò scivolare i pantaloni, «a questo proposito…»
Il bordello di madame Silvana aveva appena aperto, le lampade a olio baluginavano dalle finestre e lo strillone era sceso in strada. Caio era nel Caffè di fronte, dalla postazione telefonica riusciva a scorgere Silvana ricevere le prime clienti. «Manuela? La Corsetti vuole portare in parlamento una mozione per istituire degli asili per i figli nati maschi. Da come era descritto sembrava quasi una colonia, ma vuole solo toglierci ogni possibilità di arbitrio. Certo che sono sicuro, la proposta era sul tavolino, l’ho letta quando è andata in bagno. Ho pensato che sapendolo prima avrete maggiori possibilità. Ora devo andare.»
Aprì Silvana in persona, la vita strizzata in un corsetto elegante e i capelli raccolti. «Cosa ci fai qui?»
«Vengo a chiederti una seconda occasione.»
«No.»
«Non importa se non potrò lavorare per te, non posso perderti. Ho fugato le dicerie con la marchesa, mai più ti darò modo di dubitare di me.» Salì il primo scalino e si inginocchiò. «Ti prego.»
La donna gli sfiorò i capelli, la carezza si fece presa e lo strattonò indietro costringendolo a guardarla, si leccò le labbra allora «sei stato un bambino cattivo.»