
Settimo classificato nella Livio Gambarini Edition, 146° All Time, un racconto di Maurizio Ferrero.
Al dodicesimo rintocco, il pendolo del vecchio orologio si ferma a metà strada. Due tomi impolverati sussultano sulla libreria nell’angolo e cadono a terra, come vittima di un terremoto. Le pagine si aprono su illustrazioni di simboli arcani.
Sarah indietreggia, il mento le trema. I talloni scalzi toccano qualcosa che fino a un istante prima non c’era.
Si volta con lentezza. Il vecchio guardiano della villa è riverso sul tappeto. Uno squarcio profondo gli parte dalla gola e arriva fino alla pancia. Il sangue fluisce dalla ferita sciaguattando.
Sarah urla di terrore. Un’ondata di liquido rosso si solleva dal cadavere come spruzzata da un estintore, ricoprendola di una patina viscosa. La camicia da notte immacolata ha un nuovo colore.
«Stop!» esclama Whiley. La campanella segnala la fine delle riprese. «Da rifare!»
Sarah emana un odore rivoltante. Una delle ricette più economiche per il sangue finto consiste in aceto e caffè mischiato con colorante rosso. Si dirige dal regista lasciando le impronte dei piedi nudi sul set.
«Io non la rifaccio.» Mette i pugni sui fianchi.
«Ci hai messo una vita a girarti verso il corpo.» Whiley si porta una sigaretta alle labbra. «E quell’urlo faceva cagare.»
«Cosa? Senti un po’, stronzo, io non ho intenzione di farmi ricoprire di nuovo da questa merda.» Sarah sputa per terra. La saliva è rossa. Quella roba gli è finita anche in bocca, riesce a sentirne il sapore.
«E invece lo farai. E pure bene, perché tutte le volte che facciamo questa scena dobbiamo ripulire il set. E devi ripulirti anche tu.» Il regista accende la sigaretta. «Anzi, meglio che vai nella roulotte a lustrarti la passerina. Giriamo tra mezz’ora.»
«Va all’inferno, Whiley!»
«Ottimo titolo per il seguito. Ci sarai anche tu, no?»
L’assistente si avvicina e porge a Sarah un accappatoio bianco. L’attrice glielo strappa di mano, infila le infradito e si allontana dal set a grandi passi.
Attraversa il parcheggio ed entra nella roulotte. Si dirige alla specchiera illuminata da una arco di lampadine e ci si siede davanti.
Le occhiaie sono evidenti anche sotto il sangue finto che la ricopre.
Apre la trousse, estrae un barattolo di cipria e fa scivolare sul tavolo qualche grammo di cocaina. Prende una carta di credito, con cui la sminuzza e la sistema in una striscia.
Il suo smartphone suona. Gli lancia un’occhiata. È Martin, il suo agente. Preme il tasto rosso di chiusura della chiamata.
Prende una cannuccia dorata dalla trousse e si fa la striscia. La coca è di ottima qualità e le arriva al cervello in un attimo. Si sente più lucida e allo stesso tempo più incazzata.
Lo smartphone suona di nuovo, è sempre Martin. Riattacca.
«Non mi aspettavo una merda del genere.»
Due mani calde le si appoggiano sulle spalle. Nonostante la sensazione bruciante, la fanno rabbrividire.
«Non volevi forse diventare un’attrice?»
Sarah cerca nello specchio la figura che le sta alle spalle, ma c’è solo un’ombra fumosa.
«Di film di serie B. Potevi impegnarti un po’ di più.»
Una delle mani scivola dalla spalla all’avambraccio. Ha pelle bianca perfetta ma priva di vita, simile a quella di un cadavere. Con il pollice le gratta via un po’ di sangue sull’incavo del gomito, rivelando una cicatrice simile a una stella a cinque punte.
«Per l’anima di tua madre non potevo poi far molto, la vecchia aveva già un piede nella fossa. Se avessi la tua, d’altro canto…»
Sarah abbassa lo sguardo. Lo smartphone suona ancora.
«Mettiamola così, dolcezza. Prima o poi dovrai rispondere. Martin potrebbe essere molto incazzato perché Whiley gli ha detto che stai facendo la stronza sul set, oppure… chi è il tuo regista preferito?»
Sarah prepara un’altra striscia di coca sul tavolo e la sniffa. La botta è più forte della precedente, per un istante vede tutto nero.
«Vacci piano con quella roba. La tua carriera potrebbe durare poco.»
«Non mi interessa che duri poco, se fa schifo.»
«Lo devo prendere come un sì?»
Sarah non risponde. Il Diavolo sogghigna. Ha già capito tutto.
Non sente più la presenza alle sue spalle. Prende lo smartphone e preme il tasto verde.
«Tesoro, non indovinerai mai chi mi ha chiamato!» esclama Martin.
Sarah sente poche parole del resto della conversazione. Si sta già immaginando la stella a cinque punte sulla Hollywood Walk of Fame.