
Sesto classificato nella 122° Edizione di Minuti Contati con Stefano Paparozzi come guest star, un racconto di Giancarmine Trotta.
«Mamma io da grande voglio fare il poliziotto».
«Va bene amore, ma per prendere i ladri devi studiare!»
«Ma che serve fare i compiti, io voglio arrestare i delinquenti!»
«Kevin fidati di me, ora va’ dai tuoi amici, ma dopo finisci il tema».
Sono seduta in fondo, sul numero venti. La periferia è ancora lontana.
Accanto a me uno straniero ha uno yogurt tra le mani: lo guarda, triste, come se fosse veleno. La puzza di carburante misto a pioggia è a tratti insopportabile, ma nemmeno le urla isteriche di un barbone ubriaco riusciranno a cambiare l’umore di questa sera.
Sono serena.
Nella borsa ho ciò che mi serve.
Poche fermate e sarò a casa.
Un’auto ci taglia la strada. Tremo. Poi la paura passa.
La mia bambina non lo sa, ma il suo regalo è già nell’armadio.
Nella confezione le ho lasciato una lettera. È piena di cancellature, ma non me ne vergogno.
Dentro c’è tutto il mio amore e quello di suo fratello Kevin.
Capirà.
«Mamma ma a Natale posso chiedere ciò che voglio?»
«Certo Marysol, tutto».
«Ti ricordi della promessa?»
«Sì. Avrai ciò che meriti perché sei speciale».
«Anche tu mamma».
«Anch’io, sì, anch’io…».
Marysol mi aspetta in cucina. Ha il mio grembiule, le sta grande.
Guarda tra le mie mani e resta in silenzio.
È delusa.
Vorrei urlarle di essere felice, di gioire. Domani, quando questa Santa notte ci lascerà una stella cometa in eredità e sarà mattino, le sue Timberland numero trentaquattro l’aspetteranno sotto l’albero, in bella mostra.
Non posso rovinarle la sorpresa.
La stringo forte a me.
Ha le dita sporche di sugo: le slaccio il grembiule e torna d’un tratto bambina.
Suo padre è sul divano, chiuso nel silenzio di chi non riesce a lavorare e deve ringraziare per quel poco che mangeremo, ma non ce la fa.
Lo capisco e accenno un sorriso.
Il ragazzo con lo scooter ha bevuto: baci, arachidi, vino, tequila. E ancora sigarette, effusioni, vino, tequila.
«Alberto ti amo».
La ragazzina con cui flirta vuole fare un giro. L’accontenta.
Ormai è buio.
Sorridono, lei spinge i piccoli seni alla sua schiena e lui accelera, forte.
È un attimo.
Le campane hanno rintoccato a festa.
Marysol dorme.
La guardo e l’accarezzo.
Tra poco avremo il nostro regalo.
Vado a letto, ma non dormo.
Poi esco.
Ho parcheggiato davanti alla sua villa.
Scorgo due cancelli alti e robusti e immagino il verde tutto intorno, le stanze eleganti, il marmo.
Una luce soffusa appare da una finestra. Ma dura il tempo di un pensiero.
Ho la mia borsa con me e sono sicura.
Un’auto finalmente accosta, poi sgomma via.
Il mio cuore va a lui.
Vedo il braccio ingessato.
Eccolo.
Mi avvicino prima che sia troppo tardi.
«Alberto!»
Si gira, sembra sorpreso. Continuo.
«Sono la mamma di Kevin».
Si blocca.
Frugo nella borsa, agitata.
Il mio regalo di Natale è freddo, lo impugno.
È un attimo.