Sogni di carta

Finalista nella Scilla Bonfiglioli Edition, 147° All Time, un racconto di Emiliano Maramonte.

 
Li osservo sin dalle prime luci del giorno.
Che bello ritrovare quel barlume malato nei loro occhi! Sono persi nella frenesia elettrizzante dell’attesa. Che il mondo dei sogni si spalanchi di nuovo!
Sono accampati lungo il marciapiede, nelle loro tende multicolore, nei sacchi a pelo sgualciti, e sonnecchiano o parlottano, mentre sbadigliano o fumano una sigaretta.
Il tempo scorre inesorabile e l’eccitazione cresce. Si uniscono alla spicciolata i ritardatari e leggo sui loro visi la delusione di scoprire che stavolta sarà una battaglia più dura del solito. Ci sarà da sgomitare e, perché no?, ci sarà da lottare con le unghie e con i denti. Ed è proprio questo che voglio.
Mi avvicino scivolando tra i corpi e riesco a percepire le vibrazioni emotive che avvolgono la folla.
Non cedo alla tentazione di sfiorare qualche lembo di pelle, eppure lo desidero da matti. Devo pazientare, arriverà il momento.
Cominciano a formarsi file irregolari e ci sono già delle scaramucce; qualcuno non ci sta a farsi scavalcare, così reagisce. Bene, pregusto la preparazione all’apoteosi finale. C’è molta energia a cui attingere.
Alcuni si sono appoggiati al vetro e sbirciano all’interno: sono alla ricerca disperata di un cenno, di un movimento, di un cambiamento. Fra poco si trasformeranno, tireranno fuori il peggio di sé… si abbruttiranno.
Ora le file si allungano a dismisura. Mi avvicino a quelli addossati alle porte e li annuso. L’odore del desiderio e della paura mi inebriano, sono pronti a tutto, lo so.
Tocco le guance di una ragazzina riccioluta che appare intimorita e ne ricevo una piccola scarica. Va tutto a meraviglia. Non chiedo di meglio.
Il brusio che mi circonda aumenta di intensità, poi ha un picco quando qualcuno urla: «Eccoli! Stanno arrivando!»
Si scatena uno tsunami di reazioni che si propaga a perdita d’occhio. La situazione si fa esplosiva. Due ragazzi picchiano i palmi sul vetro e dall’altro lato quattro uomini vestiti di nero li invitano alla calma. Uno di loro consulta l’orologio.
Mi defilo un po’ per godermi lo spettacolo e improvviso un conto alla rovescia. Al mio tre le porte scorrevoli si spalancano e la folla irrompe incontenibile nel vasto ambiente. Sembrano branchi di bestie affamate. Uomini e donne si aggirano disperati tra i reparti alla ricerca delle prede.
Adidas, Apple, Samsung, Nike…
Sono intorno a loro. Ovunque. La vista dei prodotti, dei colori e dei loghi ipnotici mi emoziona. Amo tutto questo perché io SONO tutto questo.
C’è trambusto. Ci sono tafferugli per un paio di scarpe. Mi accosto a una coppia di anziani che strattona una ragazza e mi godo la scena. I loro volti si contorcono nella follia della sopraffazione e a tratti si fanno mostruosi.
Sono miei. Abbraccio la vecchia e ne assorbo l’esaltazione, poi tocca alla ragazza, proprio mentre riceve uno schiaffo dal vecchio e grugnisce di rabbia. Poi rivolgo la mia attenzione alle casse.
Chi ha conquistato un oggetto mette subito mano al portafoglio, tira fuori fulmineo la carta di credito, quasi avesse paura che si dissolva sotto il suo sguardo.
Sì, così. Spendete, spendete per me.
Intanto un gruppo di adolescenti si azzuffa per un ultimo iPhone e uno di loro si accascia gemendo, le braccia raccolte sulla sommità del cranio rasato.
È il culmine. Ho voglia di abbracciarli uno per uno, ma decido di soffermarmi a godere della vista del denaro che scorre ininterrotto.
Vivo per momenti come questo.
Mi volto e lancio un’ultima occhiata al caos che sto per lasciarmi alle spalle. Sono schiavi, ma felici di esserlo, mi nutrono per avere in cambio una dose di gioia effimera. E va bene così.
Per ora sono sazio.
Esco dal centro commerciale e riprendo fiato.
So già che durerà poco. Ne voglio ancora.
A tre isolati da qui, in uno store Benetton, ci sarà una svendita mai vista. Dall’altro lato della città, altri mostri aspetteranno impazienti il proprio turno per comprare sogni di carta. Succederà sempre, e io ci sarò.
Sto arrivando. E così sia.