Speak to me

Clicco sul suo messaggio vocale: “Amore, torno a cena. Aspettami”. Che bella voce, gentile, suadente.
Metto su Dark Side of the Moon. Mi pare appropriato.
“Leave but don’t leave me.
Look around and choose your own ground.”

Gilmore non sbaglia mai una nota. Mica come me.
Apro il frigo. Un’ondata di gelo mi attacca la faccia. Mi verso un bicchiere di latte.
Lo Psylocibe mi dà sempre questa botta nello stomaco. E questa sensazione di non essere da solo, che qualcosa, qualcuno, sia con me dentro la mia mente. Poi svanisce e passa via, scivolando quasi. Mi succede lo stesso quando prendo qualche virus.
Bevo. Guardo il latte. Bianco bianco bianco.
Riascolto. ”Amore, torno a cena aspettami.” Sorrido.
Vado in bagno.
Mi guardo nello specchio, che si riflette nella finestra dietro di me. Che si riflette nello specchio.
Ci sono tanti,
________ tanti,
____________tanti,
________________tanti,
___________________tanti,
______________________tanti,
_________________________tanti,
____________________________tanti,
_______________________________tanti,
__________________________________tanti,
_____________________________________tanti,
________________________________________tanti,
___________________________________________tanti,
_______________________________________________tanti,
__________________________________________________tanti,
ME STESSO.
¿O forse no?
Magari sono pazzo.
Ma anche la teoria delle stringhe è una cosa folle. Quella degli Universi Paralleli pure. Tutta la fisica quantica in generale molto senso non mi pare che lo abbia. Quindi.
Tocco i bordi dello specchio. Come sono netti. Netti. NET-TI.
Mi arrampico sul lavandino, tocco il vetro.
Spingo forte. E lo attraverso.
!
!!
Qualche goccia di sangue mi cade a terra ed esplode contro le piastrelle.
Plock!
Con un rumore rosso. Grosso.
Scendo dall’altro lavandino: è tutto uguale.
Ma inverso.osrevni aM
Anzi non solo. Ci sono cose, sfumature, differenti.
Vado in salotto: lo stesso tappeto Ikea, lo stesso divano. Ah! Il telefono sul tavolo. Qui ho un iPhone. Apro WhatsApp. “Amore aspettami, torno a cena.”
Ritorno allo specchio. È liscio: come un La Diesis.
LA#
Dall’altra parte è tutto quasi uguale. Anche se qui suono una Fender e non una Gibson.
“Amore sto tornando a cena, aspettami.”
Un’altra goccia di sangue cade su un altro parquet.
Un altro specchio. Un altro messaggio.
Sono pazzo? Sono morto?
Non importa. Passerò tutti gli specchi di tutti gli universi finché non arriverò in una casa in cui ti troverò davanti a me. Una casa in cui sei arrivata per cena.
Una casa in cui sei ancora viva, sorridente e bellissima.