
Dan si svegliò di soprassalto e sobbalzò sulla poltrona, le scariche gracchianti degli altoparlanti riempivano la stanza.
Spostò una gamba e urtò il tavolino grigio facendo cadere a terra la scatola di polistirolo con gli avanzi di carne fritta.
“Ma che cazzo” biascicò con la bocca impastata di saliva.
Il video trasmetteva righe nere e bianche come quando si era addormentato.
Fece per alzarsi, pigiando sui braccioli della sedia ma si ributtò sullo schienale quando sullo schermo comparve la cabina del rover-trivella. I piloti, con la divisa celeste e i simboli della Federazione Esterna erano chini sulle consolle di comando.
La voce del giornalista a bordo del rover si fece strada tra le scariche elettrostatiche: “in questo esatto momento sono cento i kilometri che separano Dante dalla superficie di Terra. Forse è ancora presto per dirlo ma il rover della F.E. potrebbe portarci di nuovo a vedere le…”
Niente, il segnale era di nuovo partito.
Dan azionò il propulsore della poltrona e si spostò in fondo alla sala. Prese il sacco di spazzatura dal gancio vicino alla cella frigo e uscì.
Fuori, nel corridoio 57, tutte le porte delle case erano chiuse e non c’era nessuno in giro. Spinse il propulsore al massimo, svoltò l’angolo e imboccò il corridoio 42. Il motore elettrico della poltrona, costretto a smuovere il suo corpo grasso, protestò con un ronzio stridulo.
Si fermò davanti a casa dei Sandor. Dalla finestra vide Jonas, vestito ancora con la divisa grigia da lavoro, che finiva di sistemare le valigie.
All’uscita dalla fabbrica Don gli aveva chiesto se secondo lui ce l’avrebbero fatta quelli della F.E. ad arrivare in superficie e Joan aveva esclamato: “Naaaa, se non ce l’abbiamo fatta noi del Nucleo Interno figurati quelli scappati di casa della Federazione. E poi, senti, tutta questa foga di salire in alto, per cosa? Spazi aperti? Aria non filtrata? Mi viene già il voltastomaco! Se permetti, mi tengo questa bella roccia sopra la testa e me ne torno a casa che domani, primo giorno di ferie.”
La botola del tritafiuti si aprì e Dan ci svuotò dentro il sacco, poi dette una sbirciatina dentro la casa. Constance seduta sul divano guardava anche lei la spedizione della F.R. Era proprio una bella donna la moglie di Jonas!
Rientrò in casa e andò diretto in camera dal letto.
Sdraiato sul materasso macchiato e cigolante ripensò alle lezioni della signora Eveline, quelle sulla preistoria. Da piccolo era affascinato da questi uomini che camminavano sopra la terra sotto la luce di una stella chiamata Sole. E dal giorno che lasciava posto alla notte illuminata da altri soli lontanissimi.
Si chiamavano stelle.
Lui le aveva detto che un giorno avrebbe voluto vederle, queste stelle e Eveline si era messa a ridere.
Si alzò a fatica e ritornò in salotto, chissà magari…
Il video ancora acceso si era bloccato su un’immagine strana: una specie di telo nero con dei puntini gialli chiarissimi, quasi bianchi che lo riempivano.
Maledetto catorcio!
Lo spense e tornò a dormire.