Сталкер – Stalker

La nave stellare Tarkovsky non potrà sopportare ancora per molto la corrente di questo sistema stellare quadruplo. Il computer sputacchia cambi di rotta ogni microsecondo per permetterci di mantenere il timone in assetto, ma il pericolo di scivolare dentro a una di queste stelle sale ogni minuto. Dietro l’ultima pulsar si nascondono i nostri amici: la stella a neutroni li tiene al riparo come una chioccia protegge i suoi pulcini sotto la sua ala.
La prima volta li abbiamo incontrati su Trappist-c, uno degli esopianeti scoperti nel lontano XXI secolo, un’epoca in cui gli umani amavano ancora dondolarsi sugli alberi come le scimmie. Attorno al pianeta, i sensori hanno rilevato la presenza inequivocabile di creste di Lorentz prodotte da un motore molto più avanzato di quello della Tarkovsky.
Alieni. Primo contatto.
Eravamo pronti: abbiamo raccolto a debita distanza tutti i dati che potevamo, consci che anche loro stavano facendo lo stesso. Abbiamo studiato le immagini dei loro corpi: nervi lattiginosi e intricati, annodati attorno a uno scheletro di cheratina a formare un encefalo ventotto volte più esteso del nostro. Insomma: quando Dio ha defecato, dalla sua merda siamo usciti noi, mentre gli Angeli sono nati direttamente dal Suo pensiero. Ma che fortuna! I primi alieni in cui l’umanità si imbatteva erano forme di vita così evolute e affascinanti!
Al quinto tentativo di contatto andato a vuoto, gli Angeli sono partiti senza darci spiegazioni. Inseguire la loro traccia non è stato difficile, ma molto pericoloso. Li abbiamo trovati sull’orlo di un buco nero: un metro più in là e la Tarkovsky diventava uno spaghetto di latta. Abbiamo spedito ancora i nostri messaggi di amore e amicizia basati su codici matematici universali, ma niente: sono partiti di nuovo senza risponderci.
L’abbiamo preso come un gioco, un modo che avevano per metterci alla prova, per vedere quanto eravamo tenaci. Li abbiamo seguiti dentro a una nebulosa di gas ionizzato che per poco non ci friggeva, poi vicino a una supernova il cui vortice gravitazionale stava per appallottolare la Tarkovsky come un biglietto di San Valentino, e ora eccoci: in questo sistema sull’orlo della galassia, a sperare di riuscire a mandare i nostri messaggi di amicizia.
Si sono nascosti dietro alla pulsar, che interferisce coi nostri segnali e ci rende impossibile chiamarli. Se ne stanno là, silenziosi e insondabili, in attesa.
Comincia a correre voce, tra l’equipaggio, che gli Angeli non vogliano affatto essere contattati, ma solo essere lasciati in pace. Non posso accettarlo, quei figli di puttana non si nasconderanno per sempre, prima o poi accetteranno le nostre offerte di amicizia. Perché sono così fifoni? Perché non ci prendono nemmeno a cannonate?
Chissenefrega, a costo di inseguirli fino all’altro capo dell’Universo, di abbordare la loro bagnarola e di aprire le paratie con le mie mani nude, quegli stronzi capiranno che noi umani non rinunceremo mai a regalare loro il nostro grande, grandissimo amore.