
Terzo classificato nella Scilla Bonfiglioli Edition, 147° All Time, un racconto di Giorgia D’Aversa.
Il tremolio mi fa ballare la palpebra destra. Merda, di nuovo!
«Boris, ma ti è tornato il tic?» Herbert porta il boccale alle labbra e si bagna di schiuma i baffi rossi.
«Eh, ci risiamo…» Mi stropiccio la faccia. «Speravo che il bestione della scorsa volta mi avrebbe aiutato a stare tranquillo per un po’.»
Il nano mi stringe la spalla. «Mi dispiace amico, stavolta non posso aiutarti. È passato solo un mese dall’ultimo viaggio e se sto fuori un’altra settimana Clarissa mi spezza in due.»
Senza la sua ascia come cazzo lo abbatto un altro mostro?
La palpebra tremola e lo stesso fa la faccia di Herbert. Stiro le labbra in un finto sorriso e mi scrollo la sua mano di dosso.
«Siamo in una locanda,» allargo le braccia verso stanza piena, «qualcuno disposto a venire con me lo troverò di sicuro.»
Il mio amico annuisce. Mi stacco dal bancone e vado al centro della sala; afferro uno sgabello da un tavolo vuoto e ci salgo sopra. Nessuno mi considera, mi schiarisco la voce.
«Compagni! Qualcuno di voi sarà alla ricerca di avventure», urlo per sovrastare il casino. «E io sono pronto a fornirvene una fantastica.»
Qualche testa si gira verso di me, un orco sputa per terra.
«Ok, forse preferireste del denaro. Dieci monete d’argento per uccidere un mostro in mia compagnia!»
Da un tavolo di contadini parte una risata. Le poche persone di cui avevo ottenuto l’attenzione tornano a giocare a carte e a bere; Herbert scuote la testa dal bancone e sfrega pollice e indice.
«E va bene, sono stato poco generoso. Cinque monete d’oro, è la mia ultima offerta.»
A due tavoli di distanza, un tipo ben piazzato con una folta barba e capelli neri si alza in piedi: metà del volto è ustionato e gli deforma la bocca in una smorfia.
«Per quella cifra scelgo io la bestia.» La voce acuta dell’uomo mi perfora le orecchie, qualcuno sghignazza.
Oh, per gli Dei! Ma proprio un eunuco mi doveva capitare? La palpebra trema: devo muovermi, prima che la situazione peggiori.
Scendo dallo sgabello, mi avvicino a lui e gli allungo la mano. «Andata.»
Lui mi agita davanti alla faccia solo tre dita per parte. Vabbè, almeno non è un orco.
Un ramo d’albero mi arriva dritto in faccia. Fottuto bosco.
«Cioè, fammi capire: se accarezzi un mostro ti passa il tic?» Non capisco se Lucius sta sorridendo, con quella faccia mezza liquefatta.
«Lo so, è assurdo ma è così.» Mi trascino dietro la gamba scossa da tremiti. «Ormai è un anno. Senti, ma per questo bisso galeto quanto manca?»
«La sua tana è poco più avanti.» Il mercenario scosta le fronde con quegli artigli che si ritrova: chissà se è altrettanto abile a uccidere mostri.
«Non ti ho ancora chiesto come vuoi far fuori la bestia.»
Lui fruga nella scarsella e tira fuori un piccolo oggetto tondo. Fa scattare il meccanismo e si apre, rivelando uno specchio e un porta cipria.
«Il bisso galeto muore all’istante se si vede allo specchio.» Lucius sorride con i suoi dentini storti.
«No, aspetta.» Mi fermo e copro la bocca con la mano tremula. «Quella roba la usa mia sorella per truccarsi!»
Il sorriso gli sparisce dalla faccia storta. «È per sentirmi bello quando sono con altri uomini… soprattutto se affascinanti come te.»
Non ce la faccio: scoppio a ridere e mi butto a terra, la parte destra del corpo non mi regge più per il tremito e l’ilarità. Questo tizio peloso, con la voce da papera e sfigurato sta tentando di sedurmi!
Le lacrime e le palpebre ballerine mi offuscano la vista. «S-scusa,» grugnisco e singhiozzo, «sono un maleducato. Aiutami ad alzarmi.»
Allungo il braccio e le tre dita di Lucius mi afferrano il polso. Mi asciugo gli occhi con il dorso della mano e gli do un buffetto sulla guancia sana, che è rossa come quella bruciata.
«Perdonami, non so se posso ricambiare le tue attenzioni. Ma mi lusinghi.»
Lucius distoglie lo sguardo e giocherella con le poche dita rimaste. Poveraccio, chissà quante volte gli sarà capitato. Mi sgranchisco le gambe e… aspetta, non tremo più! Apro i palmi: le mani rimangono immobili e la vista è salda. Come cazzo sono guarito?
Il mio compagno fissa il terreno, l’imbarazzo lo rende ancora più mostruoso. Un mostro: trattengo il respiro.
«Senti, Lucius.» Mi gratto il collo. «Forse potremmo approfondire la nostra conoscenza.»