Un uomo nuovo

Mi accendo una sigaretta, ne aspiro una profonda boccata e sbuffo via. Rido osservando la brace accesa.
«Lo avrebbe mai detto, dottore? Mai fumata una in tutta la mia vita. Il sapore è disgustoso, cazzo» aggiungo, sputando per terra. «Ma il sapore della libertà… la mente che mastica cose nuove a getto continuo… ah! Quello è dannatamente inebriante!»
Butto la sigaretta a terra, la calpesto.
«Guardi! Guardi qui: ho preso dodici chili negli ultimi tre mesi!» dico, schiaffeggiando sonoramente l’adipe della pancia «Alla nostra prima seduta le avevo detto “il mio corpo è un tempio, no?” Beh, l’ho risantificato alle divinità giuste!»
Non riesco a resistere: improvviso un tip-tap sulla passerella. Il Dottor Corelli osserva in silenzio la mia performance.
«Alcol… cibi grassi… droghe… non mi sono mai concesso nulla in vita mia. Non avevo idea di cosa mi stessi perdendo!» urlo, alzando le braccia al cielo. «Era tutto nella mia testa, Dottore! Il mio fottuto Super-Io e le mille costrizioni che mi sono state imposte fin da bambino! Ma ora sono libero!»
Guardo in basso: Si è radunata una piccola folla. Molti mi indicano con le mani. Comincio ad ancheggiare verso di loro.
«Ho seguito i suoi consigli: mi sono liberato di tutti i miei schemi: ho lasciato esplodere il mio Es oltre qualsiasi limitazione. Non mi sono mai sentito così vivo.»
Un giramento di testa. Devo fermare la danza.
«Eh: lo spirito è forte, ma la carne è debole…»
Il dottore mugugna qualcosa in risposta. Mi avvicino.
«E non mi sono limitato solo all’alimentazione. Nossignore: pensi che la settimana scorsa mi sono dichiarato alla Signora Pisani, quella del cubicolo accanto al mio. L’ho fatto davanti a tutti! Ce lo vede quell’ometto grigio che è venuto la prima volta nel suo studio a fare una cosa simile?» sospiro. «Mi ha detto di no, ovviamente. Sa cosa ho fatto? Ho preso la sua collezione di musica folk peruviana… si, quella che mette in loop a tutte le ore “perché tanto a lei non le da fastidio, Signor Mevio” e gliel’ho fatta sparire nel tritadocumenti! Dio, la soddisfazione! Erano dodici anni che sognavo di farlo!»
Rido. La folla in basso è aumentata. Mi sembra di vedere persino qualche bella ragazza. Strizzo l’occhio verso di loro e soffio un bacio.
«Ah, ma mica me la sono presa per il rifiuto. Nossignore! Quella sera stessa sono andato a signorine. È stato inebriante, come tornare vergine una seconda volta» mi volto verso il Dottore. Gli strizzo l’occhio. «Uomini… donne… trans… ho aperto i miei orizzonti, Doc. Grazie a lei ho capito che la vita è troppo breve per lasciarsi condizionare dalle convenzioni sociali e ora voglio provare tutto quello che mi sono sempre negato.»
È il momento. Mi avvicino al cornicione. La gente in basso urla.
«Però… per questa cosa qui volevo che ci fosse anche lei. È… è un po’ troppo anche per il nuovo me stesso» mi mordo le labbra. Scaccio indietro i rigurgiti di timore e mi volto verso di lui. «Mi darebbe una mano?»
Il Dottore si avvicina. Mi sorride. Mi spinge.
Volo. Distendo le braccia in figura d’angelo e chiudo gli occhi, assaporando le sensazioni che la gravità regala al mio corpo. Sento le urla della gente aumentare e sorrido.
Poi l’elastico da jumper si tira e mi riporta su.
«Fanculo!!» urlo, mostrando alla folla i diti medi.
Sono nudo. Sono libero. Sono vivo.