Una splendida coppia

«Posso offrirti qualcosa?»
«No, grazie. Sto a posto.»
Paolo si lascia cadere nella poltrona e sospira. Mi sembra in forma.
«Allora?» intreccia le dita callose. «Hai fatto bene a passare. Ne approfitto e mi riposo un attimo.»
«Eri impegnato?»
«Eh» annuisce e guarda fuori dalla finestra. «Lo vedi quello? L’ho piantato stamattina.»
Allungo il collo, fingo di notare qualcosa. «L’ippocastano?»
«Eccerto.»
Mi fa sorridere. È proprio un bel tipo. «Ottimo lavoro, direi. Dev’essere stata una faticaccia.»
Mi strizza l’occhio. «Tu? Come stai? È un pezzo che non ci vediamo. Quanto sarà?»
«Oh, non saprei. Non ricordo.» Non ha spento la TV, mi distrae. Accavallo le gambe e sospiro. «Sarà un bel po’.»
«E Valeria sta bene?»
Annuisco. Per quel che ne so sta benissimo. «Ti saluta.»
«La prossima volta porta anche lei. Ester sarà contenta di vederla.»
«Certo.»
«È andata a fare la spesa.»
«Ah sì?»
«Mancava il caffè. Sai com’è: si può stare senza pasta e riso, ma non senza caffè» si butta in avanti e mi mostra l’indice «Vuoi un caffè?»
Sorrido. «Ma se l’hai finito.»
«Ah giusto. Beh, quanto torna Ester ce lo fa lei.»
«Ottimo.» Tamburello sulle ginocchia.
«Parliamo spesso di te, sai?»
«Davvero?»
Lo so sì.
«Eh, abbiamo anche avuto una piccola discussione e tu c’entravi. Anche se non ricordo bene il perché» scuote la testa, guarda a terra. «Sto proprio invecchiando.»
«Invecchiamo tutti. Capita di dimenticare le cose» grazie al cielo.
«Ma tanto abbiamo fatto pace.» Accavalla le gambe e si distende afferrando i braccioli della poltrona.
Ha le pantofole bianchissime. Saranno nuove.
«Bene» sospiro. Questa cosa è sempre così difficile, cazzo. «Questo è l’importante.»
«Ma sì, lo sai com’è che siamo noi due. Facciamo sempre pace. Siamo una bella coppia, no?»
«Siete i migliori, Paolo.»
Sento una spinta sul gargarozzo. Cazzo, non devo piangere.
Mi chino, fingo di stropicciarmi un occhio.
«Tutto bene?»
«Sì, sì. Un ciglio, forse.» Prendo fiato e soffio. Sorrido. Forse un po’ troppo. «Bene, Paolone. Io, quasi quasi me ne andrei.»
«Vai già? Guarda che se vuoi puoi fermarti, ho anche un letto in più.»
Indica il suo letto. Sì certo, e tu dove dormi, vecchio scemo?
«Eh, ho un po’ da fare. La prossima volta torno con Valeria.»
Si alza e mi dà una strizzata a un braccio. «Bravo, che è tanto che non vedo anche lei.»
Mi fermo sulla porta, accarezzo lo stipite. «Lo so. Bene, vecchio mio. A domani.»
«Torni già domani?»
Alzo la mano, sorrido e imbocco il corridoio. Accenno un saluto all’infermiera.
Questa cosa di Ester mi fa sentire una merda tutte le volte. Magari oggi vado a trovare pure lei. Avrò soldi?
Tiro fuori il portafogli dalla tasca dei pantaloni. Cinque euro di carta, poche monete. Mi sa che son’ pochi.
Quanto costerà il fioraio del cimitero?