
«Ci penso io, tesoro!»
Bastiano corre ad aiutare la moglie con il cesto del bucato.
«Prego, cara, non c’è di che.»
Va in cucina e si dedica alla cena.
«Tesoro, ti va un’insalata di carote, tonno e mais? Ci metto i fagiolini, come piacciono a te?»
Sminuzza le carote, apre la lattina del tonno, quella del mais e condisce tutto con un cucchiaio di olio e un pizzico di sale. Apparecchia la tavola.
«È pronto!»
Manca solo Jacopo. Ma dov’è quel birbante?
Si siede al suo posto e attende. Nel frattempo si serve un’abbondante porzione e comincia a mangiare.
«Ah, eccoti qui.»
Sorride a Sara.
«Su, mangia, è pronto.»
Ha scordato il vino, ma non fa nulla. Si accontenta dell’acqua.
«Cosa? Perdonami, ero sovrappensiero. Insomma. Non ho ancora trovato nulla ma vedrai che tutto si aggiusterà. Ho un ottimo curriculum.»
Arriva Jacopo.
«Ehi, buongiorno. A che ora sei rincasato?»
Il ragazzo ha fatto le ore piccole, è normale alla sua età.
«Non ti preoccupare. Va tutto bene.»
Bastiano manda un bacio a Sara e le sorride ancora. Sospira. È tutto così tranquillo… una placida normalità.
«Vai in camera tua? Di già? Ma non hai toccato cibo.»
Jacopo si alza e se ne va.
«C’è qualche problema?»
Guarda perplesso Sara, che gli risponde facendo spallucce.
«Dopo ci parlo io. È sempre un po’ scontroso in questo periodo.»
Bastiano finisce il suo piatto e sparecchia.
«No no, resta lì, i piatti li lavo io.»
Mentre strizza la spugna e cosparge un piatto di schiuma profumata, riflette su molte cose. La vita gli ha dato tanto e, soprattutto, gli ha donato una famiglia meravigliosa e la serenità di cui ha bisogno.
Asciuga la scodella e decide di prepararsi una tisana.
Con la tazza fumante nella destra, si siede sulla sua adorata poltrona. Sara lo raggiunge subito dopo. Guarderanno insieme un film e staranno tutto il tempo abbracciati. Bastiano afferra il telecomando sul bracciolo e accende la TV.
«Quante stupide trasmissioni.»
Sara è silenziosa.
«Cosa ti piacerebbe guardare?»
Non risponde.
«Tesoro? Cos’hai? Non…»
Ha un’espressione severa. Apre la bocca.
«No, ti prego, non tirare fuori di nuovo la stessa storia. Ce la sto mettendo tutta. No, un momento, questo non dovevi dirlo.»
Bastiano si alza e lancia il telecomando sul tappeto.
Cammina per la stanza per allontanare l’ansia e torna in cucina.
«Stai calmo. Stai calmo. Stai calmo. È tutto a posto. Ricominciamo. Insalata di tonno, carote e mais.»
Prende un piatto e le posate e affetta carote che non ci sono. Apre lattine che non esistono.
«Che cosa sto facendo?»
Entra Sara.
«Sto benone. Sto preparando la cena. Come ogni giorno, okay?»
Abbandona il coltello sulla tovaglia e si prende la testa tra le mani.
Si concentra e si sforza di riprendere il controllo.
Sara è ancora lì, di fronte a lui. Lo fissa con insistenza, come se lo stesse accusando di un delitto che non ha commesso.
«Non dovevi dirlo, hai capito? Io mi sono sacrificato per te e per nostro figlio.»
Indica con un ampio gesto del braccio ciò che ha intorno.
«Questa è la nostra casa, e non c’è nessun problema, d’accordo? E ora vorrei guardarmi un film in santa pace.»
Squilla il cellulare.
«Non ora, ti prego!»
Sbatte i pugni sul tavolo. Quell’aggeggio infernale continua a squillare.
«Lasciatemi in pace.»
Corre in salotto e sprofonda in poltrona. Recupera il telecomando e riaccende la TV. Comincia a seguire i quiz idioti di uno stupido spettacolo a premi.
Il cellulare strepita senza sosta. Bastiano si tappa le orecchie con le mani.
«Smettetela! Non lo capite che ci sto provando?»
Chiude gli occhi e stringe le palpebre. Quando li riapre, vede Sara e Jacopo ritti davanti al televisore.
Si lascia sfuggire una risata nervosa.
«So cosa volete dirmi. Non sono stato un marito modello. Neanche un buon padre, se è per questo. Sono un fallito, lo ammetto. Ma avete visto anche voi che mi sto impegnando per avere una vita normale. Là fuori non mi piace. Il mondo, be’, è un posto malvagio, è… crudele!»
Si strofina la faccia, all’improvviso ha sonno. Si sdraia sul divano e si appisola, mentre il cellulare continua a tormentarlo.
Suona il campanello. Bastiano si sveglia di soprassalto. Quanto ha dormito? Intontito, trascina i piedi e si reca all’ingresso. Sposta il cerchietto dello spioncino. Indietreggia, spaventato.
«Se ne vada!»
La visita della dottoressa Gilardi è inopportuna.
«L’ho chiamata un’ora fa. Mi faccia entrare. Mi permetta di aiutarla.»
La dottoressa batte un paio di volte le nocche sulla superficie della porta.
Bastiano fa ancora qualche passo indietro e avverte il bisogno di piangere.
«Non può aiutare uno come me!»
«La metterò in contatto con sua moglie. La aiuteremo a trovare un lavoro e, soprattutto, avrà le cure di cui ha bisogno.»
Bastiano stringe i pugni. Ora prova rabbia. Solo rabbia.
«VOGLIO UNA VITA NORMALE!»
Sposta il divano e lo spinge contro la porta. Riprende fiato, si asciuga le lacrime e corre in cucina. Scosta una tendina e sbircia oltre i vetri della finestra. Odia quello che c’è fuori. Meglio la pace della sua casa.
Sorride. Ora deve pensare alla famiglia.
«Tesoro? Ci penso io al bucato!»