Viaggio alieno

Viaggiando verso le stelle. Sesto classificato nella 123° Edizione con il team di Fantascientificast come guest star, un racconto di Wladimiro Borchi.

 
Il grigio comparve sulla soglia per la terza volta, battendo un piede spazientito sul pavimento.
«Maestro, dobbiamo andare!»
Il vecchio scrittore camminava avanti e indietro dinanzi al proprio letto.
Ogni due passi si fermava a ricontrollare il contenuto di quel modesto zaino da viaggio.
«E se non avessi portato qualcosa con me?»
«Tutto quello che ti serve è nella tua valigia. Non ti occorre altro.»
L’ometto con la grossa testa calva e il volto rugoso si avvicinò a lui per fissarlo con quei suoi enormi occhi neri.
«Ero certo che, prima o poi, vi avrei incontrato.»
«Già, non poteva essere altrimenti, dopo tutto il tempo che ci hai dedicato. Andiamo!»
L’umano gettò ancora uno sguardo ai suoi miseri averi.
«Continuo ad avere la sensazione di aver lasciato qualcosa.»
«È normale che sia così, devi lasciare molto. Ma le cose importanti vengono assieme a te, andiamo!»
Il piccolo alieno allungò le dita affusolate ad afferrargli dolcemente la mano.
I due si incamminarono verso la finestra aperta e iniziarono a percorrere il raggio invisibile che li conduceva verso il cielo.
«Che bello viaggiare così. Chissà se me lo sono mai immaginato?»
«Sì! È nella tua valigia, assieme a tutte le altre storie che hai aiutato a sognare.»
Il vecchio si fermò ad accarezzare con gli occhi umidi ogni stella, ogni satellite, ogni granello di pulviscolo spaziale.
«Qua fuori è bellissimo. Sembra infinito.»
«No, non lo è! Ma è infinito il tempo che resta.»
La più stravagante delle coppie di amici continuò ad allontanarsi verso le stelle, fino a dissolversi nell’orizzonte.
Ma era solo il limite degli occhi di chi guardava.
Fu in quel momento che il monitor, fissato sul cuore, riempì l’aria del proprio cicalio.
Il medico di guardia raggiunse la stanza trafelato, percorrendo di corsa il corridoio, e dopo molte disperate manovre constatò il decesso.
Ma erano solo parole scarabocchiate su un foglio.
Era solo il limite degli occhi di chi guardava.
Nessuno si domandò il perché di quella finestra aperta sul cielo stellato, nonostante il freddo pungente della notte.