
Eccomi qui, in questa stanza decrepita, con le pareti che sembrano piangere umidità come se avessero più emozioni di me. Mio padre diceva sempre “Lavora duro e farai strada.”. Be’, guarda un po’, papà, la strada ha portato qui, in un vicolo cieco di una città che puzza di disperazione più dei miei calzini dopo una settimana senza lavanderia. Lavoro duro? Sì, ho lavorato. Lavorato fino a sanguinare dalle crepe nelle mani, ma ogni goccia di sangue è stata solo un altro biglietto nella lotteria per un premio che non esiste. “Prospettive per il futuro,” dicevano. Ecco le mie prospettive: debiti che s’accumulano come neve sporca, sogni che si sgretolano come biscotti stantii.
Ogni giorno, mi alzo e guardo lo specchio, ma non riconosco più lo sguardo che mi fissa. Sono diventato un fantasma in una macchina che non si ferma mai, guidando in cerchio in questo parcheggio desolato che è la mia vita. Ci hanno fatto credere che se non sei ricco, famoso o un dannato influencer, allora sei un fallimento e a nessuno gliene fotte un cazzo di te. Stronzi, palloni gonfiati a scoregge. E la cosa peggiore sai qual è? In questo cesso ci sto da gennaio, colle stesse prospettive del criceto sulla ruota. Pam mi ha piantato nel mese più freddo dell’anno, brividi dentro e brividi fuori. Un addio sussurrato che mi risuona ancora nelle orecchie come l’eco in una tomba vuota. Del resto come darle torto, quel buco era peggio di un campo profughi. Nemmeno tre mesi e la stronza s’era già sistemata, le mie tasche più vuote del suo cuore di ghiaccio.
“L’importante è non perdere la bussola” dicevi, e quell’altra cosa che con la giusta mappa si va dappertutto, o qualche cazzata del genere. Roba da boy scout, eh papà? Ma te li vedi i boy scout attaccati alla bottiglia? Questa di whisky da due soldi ormai è la mia unica compagna, la mia amante, la mia fedele, che mi brucia fino alle ossa. Lei non giudica. Per poco quel ciccione della security non mi pinzava, ma gliel’ho soffiata sotto il naso. Ogni giorno è una copia in peggio del precedente, è rimasto solo il fumo e non più i sogni. O forse è meglio dire che i sogni son stati scalzati via da quest’incubo, in cui mi ritrovo solo come un graffito su un muro crollato. E il futuro? Il futuro è un orizzonte che arretra ogni volta che provi ad avvicinarti. Sai, ho venduto anche il tuo orologio papà, è stata l’ultima cosa che ho lasciato sul bancone di Bobby. Non toccavo una briciola da giorni, vedevo macchie bianche a palpebre alzate, e spiriti voodoo ad occhi chiusi. Ho dovuto farlo.
Sai cosa? Forse non conto davvero un cazzo. Forse sono solo un’altra statistica, solo l’ennesimo perdente in un mondo che premia i vincitori da luna park. Non ho più nessun muro dove sbattere questa testa di cazzo, nemmeno il gusto di una lotta tra pezzenti. Un buffone che non fa più ridere è utile come lo scopino del cesso quando devi lavarti i denti. Che l’amore è un trucco lo sanno tutti, un’esca per vermi solitari, e gli amici son solo bastardi dalla zucca vuota, che non ti conoscono veramente e che svaniscono come spettri quando il sipario della vita si strappa e mostra che stai andando a fondo.
Se questo calvario deve essere, meglio levare il calice all’oblio, il parassita della disperazione non conosce altri insetticidi. Vedi pa’, forse ci ho dato giù un po’ troppo con l’acqua della vita, forse il whisky è diventato il mio sangue, ma in questa danza macabra con la mia mente mi rendo conto che la luce in fondo al tunnel è solo un’altra illusione. Chissà, forse questo è tutto ciò che rimane, un viaggio personale che non va da nessuna parte, corridoi oscuri, luridi e ciechi.
Se avessi una cazzo di bussola l’avrei già venduta a quel ragno di Bobby. L’inferno non è un luogo, non ci sono mappe per l’inferno della mia vita.