XAB 4

Un tragico destino in questo racconto di Maurizio Ferrero, primo classificato nella 127° Edizione del Contest principale del Mondo di Minuti Contati con Franco Forte e Guido Anselmi come guest star.

 
Sento tentacoli di metallo infilarsi sotto la mia pelle, mentre scavano come vermi.
Sono come una salsiccia quando viene sfilato via il budello. Un calzino rivoltato e sbattuto.
Le allegorie si susseguono, sono la mia unica ancora alla sanità mentale.
Me lo sono meritato?
Senza ombra di dubbio.

 
«Hai sentito che botto?» chiede Asia, la mia migliore amica. «Dai, andiamo a vedere!»
«Siamo in pigiama!»
«Che ti frega, questa fattoria è isolata dal mondo!»
«I miei potrebbero tornare.»
«Oh, dai Chiara, giusto una sbirciatina! C’era una fiamma nel cielo, magari è caduto un aereo!»
Non so come replicare. Asia ha ragione, senza contare che ha sempre avuto un certo potere su di me. È più di un’amica. Non ho mai avuto il coraggio di dirglielo.
Con indosso corti pigiami estivi che costituirebbero la gioia di ogni pedofilo ci addentriamo nella notte. Mai che queste cose succedano in pieno giorno.
Fox, il mio cane, salta fuori dalla cuccia e ci segue. Mi sento un po’ più sicura, ma non abbastanza. Prendo la pala dal capanno e corro dietro Asia.
Non ci vuole molto per trovare il punto dell’impatto. Un bagliore celeste satura l’aria, corre verso l’alto come bollicine in un boccale di birra. Nel mezzo del campo c’è un cratere. Al centro, quello che sembra una roccia bluastra grande quanto un pugno.
«Un meteorite! Avanti, prendilo!» esclama Asia.
«Sei matta? Sarà incandescente!»
Fox abbaia.
«Avanti, sei così paurosa?»
No, ma non sono così scema, nemmeno per lei. Prendo la pala dal fondo, tocco lo strano sasso spaziale con la punta di metallo.
Si rompe emettendo un sonoro crack.
Asia lancia un urlo e vomita le sue budella proprio davanti ai miei occhi.
 
Il ricordo di Asia mi ha fatto scappare per qualche istante dall’inferno. Percepisco solo fiamme e odore di grasso che brucia. Il disinfettante e la morfina lavano via tutto, ma non dura in eterno. Alla fine sono sempre qui.
Ha senso vivere così?
Non per tutti. Ma per me, lo ha.

 
Non faccio in tempo a elaborare la morte di Asia, perché accadono due cose.
La prima, è che anche Fox lancia un guaito e sputa gli organi interni.
La seconda, è che la cosa nascosta nella cavità interna del meteorite è strisciata lungo la pala e mi è entrata dentro. Un tentacolo di fumo azzurro. Un genio nella lampada animato da cieca follia omicida.
Urlo e mi getto sul corpo di Asia. Il cuore batte ancora, nonostante sia stato proiettato fuori. Parti smembrate che continuano a vivere nonostante tutto. Avete mai visto Oscar, the Modular Body su Youtube? Non riesco a scacciare questo assurdo pensiero dalla testa.
Asia rotea gli occhi impazziti e li fissa sui miei.
Scappo.
Torno in casa, mi rifugio nella mia camera facendo finta che nulla sia mai accaduto. Guardo l’orologio, sono le 22. Mi siedo sul letto, dondolo come i matti del manicomio. Riguardo l’orologio. Mezzanotte. Dove sono finite le ultime due ore?
«Chiara, sei sveglia? Siamo a casa!»
Mia mamma. Una voce amica, che può sussurrarmi con parole dolci che sì, ho fatto solo un brutto sogno.
Corro di sotto. I miei genitori mi sorridono, poi la loro espressione muta quando si accorgono che il mio pigiama è impregnato del sangue secco di Asia.
Poi, anche loro vomitano le viscere.
 
Quando riguardo l’orologio sono le sei del mattino.
Ho perso altre sei ore.
I loro cadaveri sono freddi.
Un attimo dopo, cinque uomini vestiti con tute anti-contaminazione, come quelle degli scienziati di E.T., entrano in casa e mi sollevano per le braccia.
«Era ora» sussurro prima di svenire.
 
Sono intubata, aperta come un quarto di bue.
Non mi chiamano Chiara, mi chiamano Xeno-Arma Biologica 4. Il fatto che ce ne siano state altre tre prima di me mi fa venire i brividi. Dicono che il contatto, anche indiretto, mi ha fatto diventare un vettore per qualsiasi cosa fosse nel meteorite. Una portatrice sana.
Non è importante. Ciò che lo è davvero è quello che posso fare per riparare ai miei errori. Ogni intubamento, asportazione, vivisezione del mio corpo è come se un pezzo di qualcuno tornasse in vita.
Mamma. Papà. Fox. Asia.
So bene che non torneranno.
Lasciatemi almeno la speranza.