
La via per il Paradiso è sempre soggettiva e dipende dagli Dei che si crede di voler adorare. Terzo classificato nella All Stars Edition, un racconto di Manuel Piredda.
Genuflettiti e prega. Unisciti in comunione di spirito con gli altri disperati, perché gli ultimi saranno i primi ad accedere al mio paradiso. A separarti dalle calde lande dell’orgasmo supremo è solo un piccolo rito, solo una preghiera.
E allora inginocchiati e metti un po’ di polvere sul cucchiaino, scaldala con acqua e limone finché non avviene la transustanziazione; finché la brodaglia bollente non sarà diventata il mio sangue. Prendete e bevetene tutti.
Trattieni il tremore mentre avvolgi la punta della siringa in un batuffolo di cotone, aspira il liquido sacro ancora caldo facendolo risalire per la stretta apertura dell’ago.
Ora senti tra le mani tutta la potenza del Dio che ti ama tanto, hai in mano la spada fiammeggiante della giustizia, la tua chiave per le porte dorate del Valhalla, il pass VIP per il Nirvana.
Guardati attorno prima di assaporare il frutto proibito, butta un occhio sui disperati che aspettano che tu finisca per farsi la loro dose, guarda il mondo a te precluso, osserva la società dai suoi margini.
E ora che sei pronto apri le braccia al Signore Dio tuo che toglie i peccati dal mondo, non ti resta che accettarmi dentro il tuo cuore.
No, niente promesse di fedeltà, niente Credo da recitare a memoria, il tuo nuovo nume non chiede un’accettazione simbolica; apri le braccia, spingi l’ago dentro la vena, spingi lo stantuffo sinché l’icore divino non scorrerà dentro di te, sia fatta la mia volontà.
Come Cristo nel Giordano affonderai nei meandri della tua stessa mente, l’asfalto si aprirà sotto di te e tutta la luce, l’affetto, la gioia che ti sono stati negati ti si riverseranno dentro con la veemenza di un fiume in piena.
E ti ritroverai a galleggiare lontano dalle strade, lontano dal freddo, lontano dalla gente per bene mentre naufraghi tra le onde calde del mio mare.
Goditi la risacca, finché dura; crogiolati al caldo del mio sole artificiale ma stai attento, perché le porte dell’Eden si richiuderanno presto e tornerai nel tuo inferno, infreddolito e solo quanto prima.
Vedi? L’hai potuto assaggiare, ora lo sai. Il mio paradiso è reale, non una vana promessa.
Le chiavi del mio regno sono per le strade, nelle metropolitane, nei vicoli bui, chiuse dentro sacchetti di plastica.
Per tornare nel mio mondo basta cercare i miei discepoli, i derelitti come te che vagano ai margini della società con la loro carne in prestito e la pelle che sembra colargli addosso come un vecchio cappotto.
Trovali e implorali, pagali, genuflettiti – dopotutto è questo che si fa con gli uomini di Dio.
E quando ti renderai conto che ogni visita sarà sempre più rapida, più insoddisfacente, più meccanica – un’eterna rincorsa a quell’indimenticabile battesimo che ti è fluito nelle vene, caldo e denso come il miele – ricordati che il tuo è un dio misericordioso.
Devi soltanto aprirmi le braccia ancora una volta, sentire i vasi sanguigni riempirsi dello Spirito Santo e continuare a schiacciare quello stantuffo, sinché non siederai per sempre alla mia destra.
Cosa aspetti?
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