Nel tempo degli dei falsi e bugiardi

Ogni realtà è vera nella misura in cui viene percepita come tale. E ogni scena ha un retroscena… Quinto classificato nella ALL STARS EDITION, un racconto di Jacopo Berti.

 
Esther accese il proiettore olografico e la sua tuta divenne un rigoglio di rampicanti con fiori carnosi e un gaio svolazzare d’insetti simili ad api e farfalle attorno ad essi. Rivolse al collega uno sguardo malizioso e sbattè le ciglia. «Non dimenticarti» disse, scostandosi una ciocca di capelli rosso fuoco, «il fumo».
«Certo mammina terra», rispose Diego. «O meglio: il vapore acqueo. Stai per fare un maestoso ingresso ninfale»
«Fa lo stesso. L’ultima volta te ne sei dimenticato e mi hai fatto fare una figura di merda»
«Non è proprio così, bella: la colpa è di Tekura. Il tuo abito somigliava a quello dello scemo del villaggio»
«Presso gli Hoatiani di Cygnus IV,» disse una voce nasale da dietro un olotesto fermo da troppo tempo «lo scemo del villaggio ha un valore sacrale: è la voce della verità, il matto del re. Il problema non era nella regia, ma nell’esecuzione»
«Però, è vero che non è stato un successo, ma non abbiamo nemmeno rovinato niente. Uccisi due o tre Hoatiani, il rispetto per la dea non è venuto meno». Diego settò alcuni parametri alla consolle.
«Fare fuori due o tre indigeni è un insuccesso. Gli studi dimostrano che l’idea di un dio vendicativo porta a un’economia di sussistenza, mentre elargire ricompense è più efficace: porta a sviluppo tecnologico e culturale», disse Tekura. Si alzò in piedi e passò attraverso l’olotesto, per dirigersi al pannello di controllo di Diego. Aveva proprio voglia di pontificare.
«Ipocrita», sentenziò Esther. «Li mandiamo a spaccarsi la schiena nei fanghi e ad avvelenarsi i polmoni nelle miniere e poi se ne muore uno col laser apriti cielo!… A proposito, Diego, come mi scendi oggi?»
«Gorgo al centro del laghetto, raggio traente e a seguire sfilata sulle acque»
«Oh, ti piace, sì, quando torno su con la tutina bagnata?»
Tekura arrossì nel vedere la donna che portava entrambe le mani ai seni, e disse sprezzante: «Ti ricordo che oggi devi apparire nel tuo aspetto taumaturgico, non quale ladra notturna di seme»
«Stronzo. L’ho fatto una sola volta, per tua cattiveria»
«No, macché cattiveria, era del tutto coerente col contesto»
«Dannate società patriarcali!», esclamò Esther.
«Scioviniste!», «Fallocratiche!» la canzonarono i colleghi.
«Questo è il BDO di oggi». Heinrich arrivò in plancia, portando dal laboratorio un involto grande come un pugno. «L’archetipo è quello del Graal. Va messo sull’altare vicino a un punto di raccolta. Quando nei magazzini viene rilevato un congruo aumento delle materie prime, i naniti curativi si moltiplicano fino a riempire la coppa»
«Peccato che non curi la coglioneria, altrimenti ne potrebbe prendere Tekura»
«Guarda cara che la Cosmic fa presto a reclutare un’altra attriciucola»
«Attriciucola?» obbiettò indignata Esther. Il portellone della nave, invisibile dall’esterno, cominciò ad aprirsi. Esther, guardò eccitata: qualche decina di metri più sotto una folla festante si preparava a celebrare il solstizio.
«Attriciucola! Tsk! Voi siete degli sfigati come loro. Io sono una dea!»

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