Giochi di guerra

Tutto e niente, giornate solo apparentemente prive di eventi, a seconda dei punti di vista. Semifinalista nella CENTESIMA EDIZIONE di Minuti Contati, un racconto di Diego Ducoli.

 
Giochi di guerra
 
Stai costruendo il tuo castello. Le mura crescono sotto le tue mani creando la fortezza, devi fare in fretta il nemico è vicino. Alzi lo sguardo e lo vedi in lontananza. È troppo tardi. Sfondi le mura con un calcio, la caccia sta iniziando e non vuoi essere preso.
Corri! Cerchi un rifugio, ma molti sono stati occupati dai tuoi compagni. Il tempo sta per scadere, ti troverà e sarai prigioniero. Vedi un grosso cespuglio isolato e ti ci tuffi dentro.
Aspetti, le urla dei tuoi compagni ti raggiungono nel nascondiglio. Provi a sporgerti, sono tutti intorno al grande albero bloccati da una qualche magia.
Sei l’ultimo e sei l’unico che può liberarli.
Lo vedi, si sta avvicinando. Balzi fuori e inizi a correre.
Corre anche lui, tenta di ghermirti ma con uno scarto laterale eviti il tocco.
Il terreno scorre veloce. È dietro di te, le gambe bruciano, ma non puoi arrenderti.
Senti le voci dei tuoi amici invocare il tuo nome e una rinnovata energia ti scuote le membra.
La meta è vicina, colpisci l’albero e rompi l’incantesimo.
Un coro esultante riempie l’aria, ma non potete riposare.
Apri le ali e ti libri in volo, i tuoi compagni sono accanto a te.
Volteggiate nel cielo felici, ma il fato è avverso.
Giganteschi aerei vengono verso di voi, la battaglia è alle porte. Estrai la tua pistola e ti prepari, anche gli altri impugnano un variegato assortimento di armi.
Senti i proiettili nemici sibilarti vicino, ti separi dal gruppo evitando la tempesta di fuoco.
La tua arma esplode la sua furia in una raffica di piombo che centra una fusoliera. Il veicolo è fuori controllo, cambi direzione ed eviti lo scontro per un soffio, ma la virata ti porta lontano dai tuoi amici.
Una mano ti afferra e in un istante sei a terra.
Sei seduto insieme a creature simili a te, ma con i capelli più lungi e dai lineamenti più sottili.
Strane risatine escono dalle loro bocche mentre ti mettono in mano una ciotola di cibo invisibile.
Decidi di assecondarle, fingi di mangiare, ma non sembrano felici. Cerchi di fuggire, ma vieni riportato al tuo posto, osservi i loro strani rituali. Si stanno divertendo, ma a quell’immobilità ti
logora.
I tuoi amici ti vengono in soccorso e sei di nuovo libero, ma la giornata volge al termine. Il momento è arrivato.
 
La grossa mano stringe la tua con delicatezza, ti allontani dall’edificio consapevole che dovrai tornarci domani.
«Allora piccolo, cosa hai fatto oggi?»
«Niente, papà.»
Ti scompiglia i capelli e sorride.
«Va bene. Andiamo a casa, tra poco si cena.»