Ritmo

Tunz tunz tunz
 
La musica vibra potente sotto la pelle.
Ci facciamo strada velocemente tra i capannelli di ragazzi fuori dalla vecchia fabbrica. Alcuni scappano dentro per dare l’allarme. Con un gesto, ordino ai miei uomini di avanzare.
Festa illegale, troppi ragazzi ammassati, sostanze sospette: “Intervenite immediatamente”, mi ha quasi urlato il questore.
Irrompiamo, il battito dei bassi mi colpisce allo stomaco.
 
Tunz tunz tunz
 
Urla, confusione, qualche ragazzo prova a scappare, ma non c’è via d’uscita.
“Polizia! Fermi tutti!”, grido. Il mio tono è fermo, abituato a imporsi.
I DJ, due tizi con occhiali specchiati e maglie fluo, si scambiano un’occhiata. Uno di loro sorride appena prima di premere un pulsante.
Dai cannoni del fumo si sprigiona una nebbia rosa, densa e dolciastra. La respiro. Forte.
 
Tunz tunz tunz
 
Il ritmo profondo mi culla, la tensione nelle spalle si scioglie. Vedo i miei uomini abbassare le armi, guardarsi attorno spaesati. Un agente al mio fianco si slaccia il casco e annuisce al ritmo della musica.
Il fumo mi avvolge. E mentre ballo senza volerlo, fuori da ogni controllo, mi viene in mente mia figlia: che direbbe se mi vedesse ora?
“Sei sempre a caccia di gente che non sta facendo nulla di male”, mi ha detto una volta. Quel “sempre” è ingiusto ma, davvero: dovremmo catturare criminali veri, cazzo, non inseguire ragazzi che vogliono solo ballare o manifestare!
 
Una ragazza dai capelli scuri mi sfiora. Il cuore mi si ferma. Marta? Diceva che sarebbe andata a dormire da un’amica. Ma il suo sguardo… è quello. Ride, mi guarda e… rido anch’io. Per la prima volta da tanto tempo, la sento vicina. E se non fosse lei? Poco importa. In questo momento, tra sudore, fumo e luci stroboscopiche, siamo madre e figlia. Niente ordini, niente divise, solo noi due che balliamo insieme.
Le voci nella mia testa – i superiori, le conseguenze – si fanno flebili, la musica è più forte. Per una notte, lascio che sia il ritmo, solo il ritmo, a guidarmi…
 
Tunz tunz tunz