Blitzkrieg d’amore

Si svegliò con un dolore e un prurito atroce sotto strati di bende. Giaceva su un letto morbido, in una stanza dal soffitto alto, affrescato con angeli che lo stavano sfottendo un tantino allegramente. Nell’aria, un odore pungente di etere, talco e zolfo rettale.
«È vivo!» esclamò una voce maschile dal pesante accento tedesco.
Le palpebre gli si socchiusero. Davanti a lui, un uomo con occhialetti rotondi e una barba appuntita lo fissava entusiasta con le mani intrecciate come un bambino davanti a una Sachertorte.
«Benevenut, meine Kreatur!»
Il paziente cercò di parlare, ma dalla gola uscì il rantolo di un gatto che affogava nel Danubio.
«Ah, ja, ja, ist normale! Sei stato in coma, meine armer Freund…»
Uno sciame di infermiere entrò nella stanza. Seni floridi, corsetti stretti, sguardi lascivi che trasudavano sensualità come un romanzo d’appendice per Desperate Housewives della Carinzia. Ilona ed Eva, bionde procaci con bocche che sembravano fatte per sussurrare peccati, si chinarono su di lui sorridendo:
«Oh, dottore, è sveglio!»
E nel farlo, premettero i decolté sulla faccia del paziente.
Un’ondata di ricordi esplose nella sua mente.
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Un treno, vagoni di lusso illuminati a gas. Passeggeri addormentati grazie al sussulto asmr monotono di ruote. Lui che si muoveva nell’ombra, la pelle grumosa e bubbosa, gli artigli pronti a squarciare gole.
Poi, il rumore assordante di un’esplosione. Fuoco, metallo contorto, corpi scaraventati fuori dai finestrini. E il buio.
«No, nein, non si sforzi troppo!» lo rimproverò il medico.
Le tette delle infermiere lo trattenevano in un caldo inferno. Sospirò, cercando di liberarsi, ma le bionde lo fissarono con compassione bramosa.
«Poverino…»
Non poteva crederci. Lui, Principe dell’Orrore, Terrorizzatore di Carrozze e Cuccette, Flagello dell’Orient Express, Riduttore di Nobiluomini a Mucchietti Urlanti… trattato come una Palla di Mozart!

 
I giorni passarono tra zuppette insipide e infermiere che lo lavavano con spugne profumate, indugiando su zone strategiche. Sentiva la sua mascolinità infernale ribollire di rabbia.
 
Poi arrivò il momento.
«Ora ci togliamo le bende, ja?» Il dottore si fregò le mani.
Le infermiere erano in attesa morbosa.
Il bendaggio cominciò a essere srotolato.
Una guancia levigata apparve. Poi l’altra. Una mascella cesellata come quella di un Kaiser teutonico. Un naso perfetto. Un paio di occhi da seduttore incorniciati da sopracciglia virili. E infine, un sorriso brillante da pubblicità di liquori.
Silenzio.
Ilona svenne.
«O mio Dio…» sussurrò Eva.
«Oddio no!» ruggì lui, balzando in piedi.
Il dottore gli porse uno specchio. L’ex mostro osservò il suo nuovo volto. Non un brufolo, non una cicatrice, non un’ombra di paura. Neanche un accenno di mento asburgico o di qualche tara genetica alla Carlo II di Spagna.
Solo bellezza.
Si afferrò il mento, i capelli folti e setosi. Gli occhi erano magnetici. Le labbra create per sussurrare promesse proibite.
«Che mi avete fatto?»
Il dottore si aggiustò il colletto con orgoglio.
«Ho fatto di te un capolavoro! Sei l’incarnazione della bellezza! L’ideale estetico del nostro tempo!»
«IO ERO UN DEMONE!» gridò.
«Ja, ja, ora sei ein wunderschöner demonio!»
Il mostro scoppiò a ridere. Una risata isterica, grottesca.
«Io dovevo spargere il terrore! Non accendere desideri!».
Una nebbia densa e lattiginosa si insinuò nella stanza, portando con sé un odore pungente di zolfo e profumo da bordello. Il dottore fece un passo indietro, tossì e agitò le mani nel vuoto.
«Mein Gott… cos’è… ist… un problema di ventilazione?»
Eva, con la bocca ancora aperta in un’espressione di lussuria estatica, vacillò sui tacchi, emettendo un lieve gemito prima di crollare come una bambola troppo siliconata.
Il dottore barcollò, cercando di aggrapparsi alla sponda del letto.
«Ich… ich… non mi sento bene. Forse ist la emozione… o la zuppa di cavoli di ieri.»
Gli occhi gli si ribaltarono e l’uomo crollò a terra con la grazia di un wurstel lanciato contro un muro.
Un lungo silenzio.
Poi, dalla nebbia, emerse una figura in frac, occhi rossi come tizzoni e un sorriso da usuraio sotto Natale o il Ballo delle debuttanti..
«Mio caro, hai fatto un bel casino.»
Il nuovo Adone sussultò.
«Signore io non volevo! Mi hanno rifatto senza il mio consenso! Toccato la faccia! E non solo quella!»
Il demone superiore lo scrutò, inclinando la testa come un critico d’arte davanti a un quadro avanguardista.
«Interessante. Molto interessante.» Fece un giro attorno a lui, sfiorandogli la mascella perfetta con un artiglio affilato. «Sai una cosa? Potremmo trarne vantaggio.»
«Vantaggio?!» strillò lui, terrorizzato dalla sua stessa bellezza.
«Oh, sì,» sibilò il demone con un ghigno. «Se non possiamo più seminare il terrore… allora semineremo qualcos’altro.»
«Vai,» gli ordinò il demone. «Affascina, seduci, conquista. Metti incinta Vienna. Rimpolpa le nostre schiere!»
Lui si riguardò nello specchio.
Un sorriso malefico increspò le sue labbra perfette.
Uscì dall’ospedale a passo sicuro.
La notte era dolce, la città viva.
Era pronto a seminare.
 
(Copertina generata con chatGPT)