Il galeone

«All’arrembaggio! Devono diventare cibo per squali!»
Stavano facendo il bagno e giocavano nell’acqua della vasca. Davide aveva scelto il grande galeone olandese: manovrò l’imbarcazione in un assalto laterale alla giunca malese.
«Batterie di contrattacco, mirate agli alberi!»
Stefano azionò i suoi soldatini evitando i caduti, assiepando i superstiti attorno ai cannoni. Nei libri di avventure era una manovra che funzionava sempre.
 
«All’arrembaggio! Devono diventare cibo per squali!»
Il capitano malese sentì l’ordine provenire dal galeone: un brivido freddo lo colse quando si rese conto che erano così vicini. Si metteva male, erano stati lenti e aveva perso troppi uomini.
«Batterie di contrattacco, mirate agli alberi!» Abbaiò l’ordine mentre il galeone accostava. L’attacco era cominciato,
ma i suoi uomini erano ben addestrati: caricarono i cannoni con le palle unite dalle catene.
Lo sparo sovrastò ogni altro rumore.

 
Davide spinse il galeone contro la giunca, la bloccò con i rampini d’attacco.
Raccolse manciate dei suoi pirati: avevano bende sugli occhi, uncini al posto delle mani. Tutti erano armati di scimitarra.
In breve, il ponte dell’altra nave era occupato dai suoi lego.
«Ehi, hai finito il tuo turno, ora tocca a me.» Stefano gli sorrise furbo, come se sapesse qualcosa di segreto.
Simulò uno scoppio con la bocca, facendo volare palle di cannone verso il galeone.
 
Le palle incatenate falciarono nemici, una coppia colpì l’albero maestro, fermandosi incastrata nel legno.
Intanto i pirati attaccavano i malesi in minoranza. Questi si difendevano come possibile, cercando di contenere gli assaltatori al centro del ponte.
Il capitano attese il momento giusto, poi batté tre volte con lo stivale sulla coperta.
Un cigolio sinistro riempì l’aria.

 
Stefano afferrò l’albero maestro alla base, con due dita. Fece un rumore strano, staccandolo dal galeone e facendolo cadere lento nell’acqua della vasca.
«Adesso sta a me, non fregare.»
«No Davide, è ancora il mio turno. I cannoni hanno sparato e ho ancora un’azione.»
Stefano lo disse con tono orgoglioso, schizzando per tre volte con il piede nell’acqua.
Aprì una botola sulla tolda della giunca, facendo uscire almeno venti soldatini.
 
Gli olandesi erano rimasti impietriti vedendo il loro albero maestro staccarsi dalla base, cadere in mare trattenuto solo dalle vele spalancate.
Distratti, all’improvviso vennero investiti da un gruppo di diavoli armati che era spuntato da una botola nascosta.
La lotta fu breve e sanguinosa: solo uno degli ufficiali europei rimase vivo. Alzò le mani, ma i malesi lo trucidarono sul posto.

 
Davide era sconvolto, non si era aspettato la trappola e neanche di perdere una nave così potente. Uno solo dei suoi lego era rimasto in piedi, ma lo gettò a terra lui stesso.
«Uff, anche stavolta hai vinto tu.» La Mamma li stava chiamando. «Un attimo, arriviamo!»
Uscì dall’acqua per asciugarsi.
«Sì, te l’ho fatta!» Rise Stefano. «Però sti pirati mi hanno stufato, dopo la merenda giochiamo a Star Wars, ti va?»