A domani

La morte non era mai stata nei suoi piani e neppure nei suoi pensieri.
Nemmeno quando era venuto a mancare qualche parente lontano aveva mai pensato alla morte come qualcosa di davvero reale. Per qualche giorno stava male, sì, ma poi la vita andava avanti, con i suoi alti e bassi e con le gioie esplosive che sapeva regalare.
Il ruscello sotto di lei scrosciava, il vento portò via una lacrima dalla sua guancia.
Mai avrebbe pensato di arrivare a desiderare così tanto di farla finita. Lei che era sempre così solare, che viveva la vita con il sorriso stampato in faccia. A volte qualcuno dei suoi amici le chiedeva “ma tu, Teresa, non sei mai triste?”
“Mai,” rispondeva lei. E ci credeva davvero.
Cosa sarebbe potuto andare storto? La prima superiore le piaceva, non era una secchiona, ma non aveva mai preso brutti voti. Papà era fiero di lei. Era una ragazza con la testa a posto, non come sua sorella che aveva deciso di fare l’estetista e si era ritirata al terzo anno di ragioneria con niente in tasca se non quella passione che pensava le avrebbe aperto chissà quali strade. A ventidue anni era disoccupata e il suo fidanzato pagava da solo l’affitto e le bollette. Ma non gli pesava. Era tanto innamorato e avrebbe fatto di tutto per lei.
Ecco, quella sensazione le mancava e quella sera aveva sperato di scoprire che sapore avesse l’amore.
E invece le era toccato il bacio umidiccio di Giacomo, quello della 3^C, che portava l’apparecchio e puzzava di sudore. Faceva parte del gioco, la bottiglia si era fermata proprio tra loro due.
Che sfortuna però, accanto a Giacomo sedeva Matteo. Dio, quanto avrebbe voluto che il collo della bottiglia lo avesse indicato. Il cuore sembrava volerle fuggire dalla gabbia toracica ogni volta che gli passava accanto. Lui profumava, sapeva sempre di buono. E poi era dolcissimo.
Si sentivano di continuo su Whatsapp e lui chiudeva ogni conversazione con un ‘a domani’.
C’è qualcosa di più dolce dell’impegno a essere presente ogni giorno? In quelli allegri è facile, ma nelle giornate buie dove la trovi la forza di rimanere? Eppure lui c’era sempre.
Peccato non aver avuto il coraggio di confessargli i suoi sentimenti.
Papà le aveva insegnato che erano gli uomini a dover fare la prima mossa. E anche se sua sorella, in una delle rare occasioni in cui si era ricordata di essere la maggiore e di avere il compito di darle dei consigli, le aveva detto di non ascoltarlo, Teresa ormai se lo aspettava.
Se Matteo non si era fatto avanti forse la considerava solo una amica.
Quando a metà della festa si era scontrata con la dura realtà e lo aveva visto uscire dalla porta posteriore della palestra mano nella mano con una delle sue compagne di classe, il mondo le era crollato addosso.
Scorse la chat con il pollice. Centinaia di messaggi. Centinaia di ‘a domani’, ma lui aveva preferito quella ragazza scialba con gli occhiali e il vestitino corto da… no, non lo avrebbe detto. Tra donne bisogna sempre supportarsi.
L’acqua schiumava. La corrente trascinò una bottiglia di plastica e un articolo di giornale che nessuno avrebbe mai più letto. Sollevò il piede per muovere quell’ultimo passo, ma era difficile. Credeva di essere più coraggiosa, e invece era terrorizzata.
Una folata di vento le rubò un brivido, le gambe nude percorse dalla pelle d’oca. Un clacson in lontananza echeggiò e dei fanali sparirono nella notte. Si coprì con le mani le mutandine macchiate di sangue, come se qualcuno le avesse potute vedere. Ma non c’era nessuno lì con lei.
Era scappata via dalla festa e si era fermata solo quando la fatica le aveva spezzato il fiato.
La maglietta era impregnata dalla puzza di sudore di Giacomo.
“Baci bene” aveva detto.
“Era la prima volta” aveva risposto lei.
“E non ti piacerebbe farlo ancora?”
Anche solo l’idea che lui si riavvicinasse alle sue labbra le dava il voltastomaco. Le era sfuggita una risatina, “credo proprio di no”.
Giacomo era diventato bordeaux e le aveva afferrato la mano, “che cazzo ti ridi?”
“Ahia, mi fai male,” aveva cercato di liberarsi, ma lui aveva tre anni più di lei, era troppo forte.
Uno dei suoi amici aveva riso, una iena che si godeva lo spettacolo senza muovere un dito.
Cosa pensava di fare? Aveva detto di no, doveva lasciarla andare!
Giacomo l’aveva trascinata in bagno e aveva chiuso la porta. Le aveva strappato di dosso i jeans e aveva… aveva spinto il suo corpo puzzolente su di lei. Aveva riso, grugnito come un maiale e poi qualcosa di caldo le aveva bagnato la coscia. Qualcosa che era ancora lì, in mezzo al sangue. Non aveva il coraggio di levarlo e non osava abbassare lo sguardo.
Era uscito tirandosi su la zip e lei era scappata via. Non aveva pensato di recuperare i pantaloni, voleva solo andarsene via e cancellare quella brutta serata. Levarsi dalla testa quello che Giacomo le aveva fatto contro la sua volontà.
E l’unica soluzione a cui riusciva a pensare era quella.
Morire.
La testa ronzava. Le lacrime le impedivano di vedere un domani.
Si strinse le braccia intorno al corpo violato e saltò di sotto.