
Una principessa, un bacio, regno e ricchezze, ma non è tutto oro quello che luccica nelle nostre fantasie. Settimo classificato nella Sesta Edizione della Quinta Era con Eliselle nelle vesti di guest star, un racconto di Roberto Romanelli.
«No, vi prego, lasciatemi riprovare. Questa volta ce la farò!»
L’urlo raggiunse Ceruleo nonostante gli spessi portoni della Sala Reale fossero sbarrati. Le due guardie lo guardarono sogghignando. Dietro di loro le porte si spalancarono: due paggi trascinavano Cadetto per le braccia, come fosse una pezza da pavimenti.
Passarono davanti alla fila di sedie imbottite su cui loro, i pretendenti, aspettavano il proprio turno.
Mormorii preoccupati accompagnarono i lamenti del perdente fino alla curva del corridoio.
«Entri ora il candidato numero ottantasette, il Principe Ceruleo dei Laghi Mossi.»
Ceruleo deglutì ed entrò nella sala. Il rumore del destino che si chiudeva alle sue spalle gli annullò la salivazione.
«Da settantaquattro generazione custodi dei Laghi…»
Il cerimoniere stava declamando il pedigree della sua famiglia senza che ci fosse qualcuno davvero interessato ad ascoltarla.
L’unica cosa importante era riuscire a svegliare la Principessa dal sonno maledetto in cui era caduta pungendosi con un cardo.
«… un bacio con cui riuscirai a destare la Principessa in modo che ella possa donarti il suo Amore e dare al popolo un nuovo re e una nuova regina.»
Il re lo fissava tamburellando con le dita sul bracciolo del trono in oro massiccio mentre ascoltava l’ennesima ripetizione.
«Figliolo, se vuoi darti una mossa. Qui non abbiamo tutta la giornata.»
Due paggi si affiancarono a lui e Ceruleo prese ad avanzare verso la teca di cristallo in cui riposava la principessa, la mano destra stretta a pugno per nascondere quella che sperava fosse la sua carta vincente.
Salì i gradini, i due paggi così attaccati che poteva sentire i loro muscoli guizzare attraverso la fine seta della camicia. Posò le mani sul bordo, sempre facendo attenzione a non aprire la destra, e guardò la principessa.
Doveva usarla.
«Padre, mi sono allenato con coraggio: ho battuto la Strega dei Mari di Rugiada, il Fauno del Bosco Oscuro e persino le Cagne dei Cimiteri Putridi.»
«Avremo finalmente quello che ci spetta, dopo l’esilio in queste terre lontane.»
«Non ti deluderò padre.»
Ceruleo si chinò avvicinando il viso a quello della principessa. Lentamente dischiuse la mano destra.
«Fermatelo presto!»
Rapidi come falchi i due paggi lo afferrarono, serrandogli le braccia in una morsa d’acciaio.
Cappello a punta d’ordinanza e barba di due spanne, il mago di corte dissolse l’incantesimo che lo celava ai suoi occhi.
Gli afferrò la mano aperta per mostrare le unghie lunghe cinque centimetri.
«Volevi cavarti gli occhi!»
Ceruleo fissò il re.
«Portatelo via!»
«Ho baciato una strega, amoreggiato con un fauno e giaciuto coi cani… ma la principessa è orribile! Nessuno potrebbe sopportare di baciare un simile mostro!» Urlò disgustato.
Il mago si girò verso il re. – Se davvero ha fatto ciò che dice ed è sopravvissuto…
«Fa ciò che credi, mago.»
Un cenno della testa e le possenti braccia dei paggi spinsero Ceruleo sulle labbra della principessa.
«No, vi prego, portatemi via!»
Furono le prime parole che la principessa Paurora udì.