
Chi ha scagliato la prima pietra? Jacopo Berti risponde a modo suo inventandosi uno strumento meraviglioso quale lo Psicocrono.
Pelo, bava e denti aguzzi. È ancora lontano ma si sta avventando contro di te. Hai una minima consapevolezza di essere te, forse non l’hai affatto. Però “sai” – così come sai che il fuoco brucia – che restare inerme provocherà del dolore.
Non è la consapevolezza della fine che ti attanaglia. Non sai cosa sia la fine, né cosa c’è ora, né cosa c’è prima, né cosa c’è dopo. Non hai seppellito tuo padre, né tuo figlio; né sapevi di dove venisse. Riconoscevi il loro odore, la loro familiarità, la loro voce. Una voce ancora muta: senza parole come quella della volpe o dell’upupa.
Ma non ora. Ora è pelo, bava e denti aguzzi, ora è niente via di fuga. Anche tu diventi ora, quando afferri un sasso. Lo senti: qualcosa di soprannaturale accade. Non era mai accaduto nulla di soprannaturale, né sapevi che fosse qualcosa che può accadere. Ora è quel sasso; ora sei quel sasso. Lo tieni in mano per un istante, lo stringi forte, senti la tua mano ma in realtà è scisto verdastro; è la tua epidermide che sente, i tuoi muscoli che si piegano alla durezza del sasso, ma è il sasso-che-è-te a sentire e a piegarsi. Le punte delle dita sono esangui, bianche e gialle. Come i morti. Ti stai uccidendo, ti stai sacrificando, per tenere quel sasso. Sono idee nuove, le prime. Dura poco. Un altro istante e già estrometti quella parte di te, ti liberi di quel legame simbiotico, indirizzando quel te-sasso verso gli occhi-pelo-bava-dentiaguzzi. Scagli la prima pietra.
«Ci parli del progetto Eden, signor Bruni», ordinò con freddezza il delegato del governo mondiale.
«È una ricerca che ha coinvolto antropologi e neurologi, oltre ai tecnici dello psicocrono. Lo scopo era spingerci quanto più indietro possibile sull’arco dello sviluppo umano: alle origini della coscienza». Il delegato, il comitato scientifico, i finanziatori: tutti ascoltavano coi nervi a fior di pelle.
«Ma a quanto ci risulta lo psicocrono consente di sintonizzarsi solo su coscienze della stessa natura della nostra. Si possono indagare gli antichi vittoriani, o i romani, o i sumeri. Non spingersi fino agli uomini delle caverne».
«La preistoria è già da tempo oggetto di studio attraverso lo psicocrono, mentre il progetto Eden mirava a rintracciare l’origine dell’homo così come lo conosciamo. Capace di servirsi di tecnologie, di manipolare oggetti in maniera complessa e progettuale».
«E tuttavia qualcosa è andato storto», ribatté il delegato.
«Sì. Lo psicocrono è pensato per assistere passivamente al funzionamento della coscienza dei nostri antenati. Ma in mancanza di una coscienza del tutto evoluta… la mia si è sovrapposta a quella dell’ospite».
«E questo ha causato il fallimento della missione?».
«Come le dicevo, è complesso».
«Provi a dirlo con parole semplici, per noi ignoranti», disse il delegato, allargando le braccia con un sorriso sarcastico. «Cosa ci ha sottratto l’innocenza? Cosa ci ha fatto ragionare, soffrire, desiderare, temere? Cosa ci ha risvegliati?»
«Io, signore. Io ho scagliato la prima pietra».
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